di Roman Polanski
paese: Francia, Belgio, Polonia, 2017
genere: drammatico/thriller
interpreti: Emmanuelle Seigner, Eva Green,
Vincent Perez, Damien Bonnard
durata: 1 ora e 50 minuti
giudizio: mediocre/interessante
È capitato in passato di esporre qualche lamentela sulla scelta dei titoli cinematografici da parte della distribuzione italiana; anche questa volta, forse per motivi commerciali, “Quello che non so di lei” non riporta le esatte parole del film di Polanski o del romanzo da cui l’opera è tratta. Il libro in questione è “D’après une histoire vraie” (“Da una storia vera”) di Delphine de Vigan. E mescolando realtà e finzione, o sogno e incubo, la trama risulta piuttosto promettente, ma è solo un’illusione ottica per lo spettatore.
Delphine è una scrittrice che, dopo il grande successo dell’ultimo romanzo pubblicato, si trova di fronte a un blocco creativo e l’ossessione per la pagina bianca del computer si aggrava quando cominciano ad arrivare lettere anonime che l’accusano di aver messo in piazza le vicende personali della sua famiglia, senza pudore. Durante un incontro con i lettori la protagonista conosce Leila (che si presenta con il diminutivo “Lei”), un’appassionata ammiratrice. La donna diventa amica e confidente, telefona spesso a Delphine, la consiglia su tutto, riesce a farsi ospitare nel suo appartamento e ad ottenere le password del Pc. Pare quasi sostituirla nel lavoro e nella vita.
La misteriosa Lei/Elle è bella e intrigante, ma troppo palesemente diabolica per creare un’attesa speranzosa negli spettatori: i più abituati alla messinscena cinematografica comprenderanno un mistero che risulta poco più di un espediente. L’attrice è Eva Green: la fascinosa “Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali” di qualche anno fa, mentre Emmanuelle Seigner, moglie del regista, interpreta la scrittrice in crisi di ispirazione. In questo modo Polanski conferma un legame artistico duraturo nel tempo, ma non sempre impeccabile: sia nella sceneggiatura, scritta in collaborazione con Olivier Assayas, sia nella regia l’artista pecca di mancanza di originalità trasformando la sua creazione in un film di genere.
Graziella Cortese