(Mario Berardi)
Nei suoi 26 anni di vita travagliata Forza Italia ha intessuto rapporti e dialoghi con tutti i Governi di cui non faceva parte: D’Alema, Amato, Monti, Enrico Letta, Renzi, Gentiloni (ha fatto eccezione solo Prodi). Se oggi fa scandalo, per Salvini-Meloni e Di Battista, il colloquio, molto intenso, con il governo Conte, la ragione va cercata nelle difficoltà dei due schieramenti, destra-centro e coalizione giallo-rossa. Non basta la tesi della Lega di un facile “inciucio” per salvare Mediaset, perché l’intera vicenda berlusconiana intreccia politica e azienda e Salvini non può dimenticare il voto decisivo del Carroccio alla legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo.
La realtà è molto più complessa: di fronte a una crisi sanitaria ed economico-sociale senza precedenti, il Paese può salvarsi – come ha chiesto Mattarella – solo con vaste convergenze politiche e istituzionali, come nel dopoguerra della ricostruzione.
È notorio che, al Senato, il Governo non ha la maggioranza assoluta per il dissenso dell’ala movimentista dei grillini guidati da Di Battista. Già in passato Conte è stato “salvato” a Palazzo Madama dal gruppo dei “Responsabili”, vicino a Gianni Letta, consigliere di Berlusconi; ora la trattativa avviene allo scoperto, com’è doveroso in democrazia.
Accanto agli effetti sconvolgenti della pandemia (50mila morti, 7 milioni di persone in grave crisi sociale), emerge sempre più il ruolo essenziale dell’Europa, in uno scenario mondiale che vede le Grandi Potenze lontane: gli Usa sono divisi come non mai tra Democratici e Repubblicani, mentre Cina e Russia hanno due leader (Xi e Putin) arroccati al potere e impegnati in politiche imperiali. Ma nella UE – come ha ricordato l’ex ministro Calenda – i leader della destra nostrana, Salvini e Meloni, sono alleati con i nemici dell’Italia: Ungheria e Polonia, che bloccano i 207 miliardi di finanziamenti, con gravi danni per il Paese; Berlusconi, alleato della Merkel, ha facile gioco nell’allontanarsi dagli euroscettici; peraltro nella Lega il vice-segretario Giorgetti sostiene le stesse tesi, candidandosi alla guida di una linea moderata ed europeista del Carroccio. In questo contesto Forza Italia muove una sfida decisiva alla leadership di Salvini nel centro-destra, come ha riconosciuto il Governatore del Veneto, Zaia.
Nella coalizione giallo-rossa Zingaretti ha incoraggiato la scelta di Forza Italia perché vede le difficoltà di governare una crisi così profonda con il solo appoggio di un Movimento frastagliato come i Cinquestelle. Né appare saggio gestire gli ingenti fondi europei con i risicati voti di maggioranza, con Renzi sempre in fase critica. Il Pd pensa inoltre a due scadenze politiche molto importanti: l’elezione del nuovo Capo di Stato (febbraio 2022), che richiede vaste convergenze; la riforma in senso proporzionale della legge elettorale, per andare oltre il tracciato dell’attuale bipolarismo “zoppo”, favorendo la nascita di un polo neo-centrista che isoli la destra euroscettica e, contestualmente, “compensi” la fragilità del M5S (ormai fermo al 15% in tutti i sondaggi).
È la gigantesca crisi scatenata dalla pandemia a terremotare il panorama politico, accrescendo il ruolo dello Stato, ampliando il divario ricchi-poveri (come denuncia Papa Francesco), rovesciando il rapporto tra lavoratori dipendenti e autonomi, sconvolgendo il volto delle città…
Per intanto due scelte operative sono urgenti per il Governo: vaccini e feste natalizie. Sui vaccini (sperando che finisca la guerra assurda tra i virologi) va garantita una distribuzione tempestiva, gratuita e di massa, nel rispetto della vita di 60 milioni di italiani e con la dovuta priorità agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine e alle persone anziane e fragili; è una tappa decisiva, che non ammette fallimenti o favoritismi, anche in Calabria! Sulle festività minacciate dal Covid 19 va rifiutata l’assurda competizione tra il placet alle piste da sci o la riapertura delle scuole; dovranno essere gli scienziati del CTS a fornire gli elementi di giudizio, ma la scuola (che non procura profitto economico) non può essere oggetto di un insensato baratto, perché la vita delle giovani generazioni non può essere sacrificata all’altare del dio denaro; peraltro in molti paesi europei l’attività didattica ha avuto maggiore considerazione e rispetto.
La sfida della pandemia coinvolge tutti, a cominciare dalla politica che deve fornire risposte nuove, anche perché il voto del 2018 appare superato dalla gravità della crisi.