(Editoriale)

Acquistate nei negozi sotto casa. Ci lasciamo anche noi prendere da questo invito, che gira alla grande soprattutto sui social, tanto da volerlo replicare e raccomandare.

La situazione economica è talmente disastrosa che va sottolineata con la penna rossa, incoraggiando azioni che diano un po’ di respiro a chi si sente ormai con l’acqua alla gola. E sono tanti. La tristezza e il grigiore attuale delle strade pedonali, e in generale delle nostre piccole e medie città – nonostante le bellissime giornate di sole splendente –, indicano chiaramente l’attuale degrado economico del nostro tessuto commerciale, che è quello che anima, dà vivacità e fa vivere i centri storici e gli altri caratteristici angoli cittadini.

Un degrado che gli osservatori tendono a prospettare anche per l’avvenire, quando sarà permesso riaprire. Riaprire cosa e perché? Perché c’è chi strappa con i denti uno stipendio (sovente misero) per vivere, riaprire per avere prezzi e qualità diverse di merce, riaprire per rivitalizzare le nostre città, che vuol dire rivitalizzare pure un encefalogramma – il nostro – che si sta appiattendo nel vuoto delle relazioni, tra smartworking, distanziamento personale, didattica a distanza, quarantene, coprifuoco…

E le vendite on-line potrebbero non essere – anzi, crediamo che non lo siano – la soluzione per quei negozi di vicinato che le inseguono per avere un reddito anche quando le serrande sono abbassate. È legittimo, certo, ma resta un palliativo, forse di corto respiro.

C’è bisogno che la gente ritorni nei negozi, entri, varchi la soglia degli esercizi sotto casa.

Bisogna riportare i clienti dentro ai negozi, non (solo) sull’on-line, perché quello fa la differenza nel rapporto tra cliente e commerciante, fa la differenza nel rilancio del commercio cittadino, fa la differenza nella vivacità delle nostre strade e città, fa la differenza contribuendo alla ripresa di una vita di rapporti normali di cui tutti sentiamo particolarmente il bisogno.