(Mario Berardi)
Una crisi politica contro il Paese. Questo è il giudizio della larga maggioranza degli italiani sullo scontro Renzi-Conte; sulla stessa lunghezza d’onda il monito lanciato da Papa Francesco in un’intervista al Tg5: “La classe dirigenziale – ha detto il Pontefice – ha il diritto di avere punti di vista diversi e anche di avere la lotta politica… Ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre. Questo è il momento di pace enon crisi, bisogna seminare il bene comune. Io dico a tutti i dirigenti – pastorali, politici, imprenditori – di cancellare per un po’ la parola io e dire la parola noi. Perdi un’opportunità: la storia te ne darà un’altra. Ma non fare il tuo negoziato, il tuo negozio sulla pelle dei fratelli e delle sorelle che stanno soffrendo per la crisi”.
Un passo nella direzione indicata da Francesco è stato compiuto con l’intervento risolutore del presidente della Repubblica Mattarella – con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri (astenute le due ministre renziane) sul Recovery-plan: un documento essenziale per non perdere gli oltre duecento miliardi di aiuti dell’Unione europea. Ma restano in attesa del placet “politico” il decreto legge sui ristori da 24 miliardi per le categorie colpite dalla nuova ondata della pandemia: baristi, ristoratori, cassa-integrati… e, insieme, il varo parlamentare di un nuovo scostamento nel bilancio dello Stato.
Il Recovery-plan ha accolto molte richieste di Italia viva, dei Dem, di M5S sulla sanità (triplicati gli stanziamenti), il lavoro e la coesione sociale, l’istruzione e formazione. Ma questo non basta a Renzi che, da oltre un mese, ha un obiettivo primario: abbattere il premier Conte, pur avendo – secondo i sondaggi – un consenso attorno al 3%; peraltro Italia viva non è stata in grado di indicare un’altra maggioranza e un altro premier, per il blocco su Conte dei Grillini e per l’indisponibilità di Zingaretti.
Mentre il giornale va in stampa, l’assemblea dei parlamentari di Italia viva (tra i quali ci sono dissensi sulla linea Renzi) deve decidere sulle dimissioni delle due ministre Bellanova e Bonetti o su un tentativo in extremis con l’attuale maggioranza. Ma il tessuto politico appare logoro e i sondaggi registrano un calo dei partiti di governo e un destra-centro al 47%, nonostante la confermata adesione di Salvini-Meloni alla linea di Trump, sotto minaccia di empeachement al Congresso americano.
Il premier Conte sta cercando un’alternativa ai renziani, con la costituzione al Senato di un gruppo di cosiddetti “Responsabili”, su una posizione neo-centrista, sostenuta dall’ex ministro Clemente Mastella (già braccio destro di De Mita) e appoggiata dai due consiglieri di Berlusconi e Zingaretti, Gianni Letta e Bettini. Sarebbe una soluzione d’emergenza, data la situazione sanitaria ed economico-sociale, ma debole sul piano politico, in grado di reggere non oltre il febbraio 2022, quando si eleggerà il nuovo Capo dello Stato.
C’è infine l’ipotesi di elezioni anticipate, entro l’estate, con un governo istituzionale, di scopo. A riguardo si fanno i nomi dell’ex presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia e dell’economista Carlo Cottarelli, mentre Mario Draghi sarebbe disponibile soltanto per governi a largo respiro, di cui ora non s’intravvedono gli eventuali partecipanti.
In ogni caso s’impone un sussulto di autorevolezza e di dignità da parte dell’intera classe politica. Due esempi ancora: la leader dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si è esposta con il Direttore de La Stampa in una incredibile difesa personale del Presidente Trump, nonostante i morti del Campidoglio e l’offesa alle istituzioni democratiche; a Torino, tra i Democratici, è scoppiata la rissa, con insulti a livello personale, per la candidatura a sindaco, mentre langue il dibattito sui grandi temi della città, a cominciare dal futuro della produzione automobilistica dopo la nascita del Gruppo Stellantis, a guida francese; a questo si aggiungano le preoccupazioni per l’ipotesi di cessione dell’Iveco ai cinesi. Il declino di Torino, confermato dagli ultimi dati anagrafici, non si contrasta con scelte personali, ma con un grande impegno di tutta la comunità.
I partiti – come ricorda il Papa – sono indispensabili per la vita delle istituzioni democratiche; ma questo riconoscimento non deve essere considerato un privilegio della classe politica, ma un impegno etico al servizio del bene comune.