(Editoriale)

Le povertà ci interrogano, ma le domande restano sovente senza risposte. E pare che le risposte, quando ci sono, non bastino mai.

Rispondere alle provocazioni delle povertà non è facile; non è facile avere un quadro chiaro e sintetico di come e quanto siano diffuse nelle nostre città, se e come gli interventi pubblici, privati, comunitari siano palliativi o vere e proprie soluzioni.

Non è facile parlarne, anche per chi dovrebbe avere un occhio vigile sul fenomeno. Con le povertà bisogna saperci fare, e i rapporti con esse non si improvvisano. O si conoscono, o si brancola nel buio senza analisi, prospettive e soluzioni sostenibili. Fare la lista dei bisogni è bene, ma non basta. Le povertà saranno sempre una spina nel fianco per le istituzioni e per tutti noi, anche se usiamo i paraocchi per non vederle, il silenziatore per non parlarne, e una certa sufficienza per far finta che tutto va lo stesso più o meno bene.

Con la pandemia le povertà sono aumentate: ci raggiungeranno? Solo toccandole con mano scopriremo di cosa si tratta e come si convive con esse? Tante certezze vengono meno con il virus e le sue conseguenze, e la fascia di popolazione in difficoltà si va allargando. Oggi le povertà appaiono più determinate da tracolli economici nelle famiglie; e se parlando di povertà viene subito da pensare alla mancanza di denari e di beni di prima necessità, noi insistiamo “sulle” povertà, al plurale, perché la povertà non ha un volto solo.

Tante, altre, non di carattere prettamente economico, ci circondano; non sapere o poter fare, non sapere o poter vivere, non sapere o poter pensare che rendono più fragili, vulnerabili, disorientati, disagiati… lontani dai servizi, da istruzione ed educazione, dal lavoro, dalle cure, da affetti e amicizie, dalle cose dello Spirito. Ai margini.

Se la povertà ci fa paura, per noi e per gli altri, è tempo di sviluppare la cultura della solidarietà, credere e sostenere l’impegno di chi nella dinamica della sussidiarietà si impegna nel volontariato quotidiano per alleviarne il peso, chiedere alle istituzioni nazionali e locali politiche sociali e dell’occupazione che puntino allo sviluppo integrale della persona e al miglioramento delle condizioni di vita.