Otto giorni dopo venne Gesù.
II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia (ANNO B)
(Elisa Moro)
“A noi giovò di più l’incredulità di Tommaso che la fede degli apostoli” (San Gregorio Magno, Homilia 26).
L’odierna Domenica, che vede protagonista la figura dell’Apostolo Tommaso (Gv. 20, 11-31), conclude l’Ottava di Pasqua, l’unico grande giorno “fatto dal Signore” (Sal. 117, 24), contrassegnato dalla Risurrezione e dalla gioia dei Discepoli, nel tempo della “conversatio”, dell’incontro con il Vivente. Fin dall’antichità è anche detta “in albis deponendis”, a motivo della veste battesimale che, in passato, era tolta ai neofiti.
“Mentre erano chiuse le porte del luogo” (v. 19). Una prima riflessione può prendere avvio da questa indicazione: Cristo è risorto da otto giorni, “grandi verità sono state svelate; gli spiriti dei discepoli continuavano però a scaldarsi in inquieti pensieri” (San Leone Magno, Sermo 73), erano incapaci di annunciare con gioia la Verità.
Le porte chiuse del Cenacolo, immagine di unità mantenuta dopo lo scandalo della Croce, richiamano ad un rischio che può emergere nella Chiesa.
Una comunità chiusa, separata, autoreferenziale; è una radicale contro-testimonianza, che perde il fulcro dell’annuncio di Cristo, divenendo arida, incapace di slancio missionario e di innalzare lo sguardo: “essere cristiano – affermava Ratzinger nel 1969 – significa spingersi al di là della propria persona, e si deve esprimere necessariamente in un’attività esterna” (Dichiarazioni 418), uscendo dai tanti cenacoli privati, che emarginano le consistenti folle di “affamati di Dio”.
“Mio Signore e mio Dio” (v.28). In Tommaso si rispecchia ogni cristiano, bisognoso di rinnovare, alla luce del Risorto, la professione di fede nel vero Uomo e vero Dio, nel Verbo che è “ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi …e ciò che le nostre mani hanno toccato” (1Gv. 1, 1). Tommaso professa la sua fede concreta e piena, “si nasconde nelle piaghe del Maestro”, ma il brano trova la sua pienezza nelle parole di Cristo: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Il Signore invia ogni battezzato, con slancio, ad una rinnovata testimonianza: “Tommaso!” (e con lui tutti i credenti) “Porta l’annunzio della mia risurrezione a quelli che non l’hanno vista; attira la terra intera. Questo è l’esercito che recluta il Signore: non misero le dita nel posto dei chiodi, ma hanno abbracciato la passione di Cristo. Non contemplarono il costato trafitto, ma per grazia si sono uniti alle sue sante membra” (San Basilio Seleucia. In sanctum Pascha, 2-4).