(Mario Berardi)
Due vicende giudiziarie turbano la vita politica: le indagini dei magistrati sardi sul figlio del comico Grillo, coinvolto in un presunto stupro di gruppo ai danni di una giovane milanese; il rinvio a giudizio a Palermo dell’ex ministro Salvini, con l’accusa di sequestro della nave Ong Open Arms con oltre un centinaio di profughi a bordo.
Il fondatore del M5S ha dato sfogo al suo dolore di padre con un video, innocentista e garantista, in cui attacca magistrati, giornalisti e, purtroppo, la giovane che ha denunciato di aver subito violenze, compiendo una rivoluzione a 360 gradi rispetto alle tesi sempre sostenute sulla magistratura: giustizialiste, colpevoliste sin dalla prima incriminazione; altrettanto incomprensibile l’accusa alla presunta vittima, senza il vaglio dei giudici. Beppe Grillo ha sferrato un colpo durissimo alla credibilità del Movimento, che con il ministro Bonafede si era distinto per una politica giudiziaria “colpevolista”, anche con la modifica dei termini di prescrizione dei reati. I pentastellati sono apparsi sconcertati e ammutoliti; ancor più le donne del Movimento.
Questa triste vicenda coincide con il “congelamento” della nomina a leader dei 5Stelle di Giuseppe Conte, anche per il permanente dissidio con il patron della piattaforma Rousseau, Davide Casaleggio. Ne deriva una stasi politica, sia verso il Governo Draghi, sia nel dialogo con il Pd di Letta.
La preparazione delle amministrative di ottobre resta in alto mare: lo si è visto a Torino con il fallimento della missione dell’ambasciatore di Letta, l’ex ministro Boccia. I dirigenti subalpini hanno detto “no” all’intesa al primo turno con i grillini, anche se i pentastellati, che i sondaggi danno intorno al 13%, detengono sotto la Mole la golden-share di Palazzo Civico (già nel 2016 il centro-sinistra del sindaco Fassino era stato battuto al secondo turno dall’alleanza “de facto” tra l’Appendino e il centro-destra).
Strada in salita quindi per l’intesa nazionale Conte-Letta; il segretario Pd registra tuttavia un endorsement dall’assemblea del partito, con la priorità dei circoli a lavoro, giovani, sud e un minor rilievo ai temi identitari e divisivi, compresa la proposta di liberalizzazione della marijuana.
Meno eclatante appare la decisione dei giudici di Palermo su Salvini, dal momento che l’ipotesi accusatoria era da tempo nel novero delle previsioni. Tuttavia la Lega è preoccupata perché teme un giudizio politico che incrini la credibilità del leader, nel momento in cui, a destra, è sempre più forte la concorrenza della Meloni, che i sondaggi danno a tre punti dal segretario del Carroccio (18 a 21). Un segno di questa inquietudine è giunto dal Consiglio regionale piemontese, con lo scontro aperto tra Lega e FdI sulla proposta di modifica alla legge sul gioco d’azzardo (che ora sarà rivista con la mediazione di Cirio); il capogruppo della Lega alla Camera, Molinari, ha accusato la Meloni di ostruzionismo in tutte le giunte regionali a trazione destra-centro.
Mentre le due coalizioni guerreggiano, dentro e fuori, il Governo Draghi è impegnato, tra molte polemiche, sul piano vaccinazioni, sulle riaperture e sul varo del Recovery-plan (la prossima settimana alle Camere); ma dal mondo economico sono giunti due messaggi inquietanti, che rilanciano il “club dei ricchi” mentre la pandemia esigerebbe solidarietà e lotta alle ingiustizie. La Juventus di Andrea Agnelli, insieme a Inter e Milan, ha dato l’ok alla “SuperLega” di dodici squadre europee, rompendo il quadro nazionale e continentale del football, con il fermo no dei governi, da Londra a Roma passando per Parigi a un progetto apparentemente già sfaldatosi: la motivazione era solo economica, senza riguardo per le altre squadre e per i valori di competizione e merito.
Contestualmente l’assemblea degli azionisti di Unicredit, a stretta maggioranza, ha approvato lo stipendio-record del nuovo Ceo, Orcel: 7,5 milioni all’anno. È una remunerazione che si scontra con le mille difficoltà di chi, causa Covid, è in difficoltà per mutui, prestiti, dilazioni…
Recentemente Papa Francesco aveva ricordato che dalla pandemia la società uscirà migliore o peggiore; se non si inverte il ritmo, culturale e sociale, c’è il rischio di una forte crescita delle diseguaglianze. A questo tema la politica dovrebbe dedicare un’adeguata attenzione, perché tocca da vicino la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.