(Graziella Cortese)
E anche il cinema ritorna… Con poche riaperture, in verità: pesano le restrizioni e le difficoltà economiche, e forse anche le abitudini cambiate nel lungo periodo della pandemia. Ma un segnale di coraggio arriva da Milano e dal cinema Beltrade, una piccola, storica sala cinematografica che ha riaperto i battenti lunedì mattina, all’alba. Risultato? Tutto esaurito.
Un cinema che aiuta a pensare e a confrontarsi, come il film di questa settimana: in realtà prima di parlare di “The Tree of Life” occorrono due parole sul suo creatore. Terrence Malick ha prodotto cinque film in quarant’anni di lavoro, prima di questa pellicola che gli ha permesso di vincere il Festival di Cannes nel 2011; è un tipo schivo e riservato, non concede interviste, è pignolo ed enigmatico… Proprio a Cannes aveva adottato un travestimento per non farsi riconoscere dal pubblico.
La vicenda che racconta è ambientata negli anni ’50 in Texas, quando le villette erano tutte così diligentemente uguali e i giardini così maledettamente curati da far sembrare la vita simile a una sceneggiatura perfetta.
Dietro le tende di casa O’Brien vivono due giovani genitori molto diversi: i tre figli nati dalla loro unione subiscono il difficile tentativo di mantenere un equilibrio stabile. La madre è una figura dolcissima ed eterea, mentre Brad Pitt interpreta un uomo insoddisfatto che impartisce ai suoi ragazzini un’educazione militare, violenta e senza spiegazioni.
Jack, il figlio maggiore, crescendo cerca di dare un significato più profondo alla propria esistenza: quali famiglie si possono definire “normali”? E quali sono le radici del suo albero della vita, per quale fine egli è venuto al mondo?
Qui la riflessione dell’autore diventa un’enorme visione in cui trovano posto le immagini del big bang e la musica ci riconduce alle sequenze di “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick.