(Editoriale)

Domenica prossima 16 maggio si celebra la 55a Giornata delle Comunicazioni Sociali all’insegna del messaggio di Papa Francesco titolato “Vieni e vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono.

È questione di andare, vedere, incontrare, ascoltare e… ovviamente comunicare, trasmettere, informare. È un movimento continuo di relazione e di apertura verso l’altro; è un gioco di svelamento e, insieme, di riappropriazione del proprio essere. “Solo la prossimità ci permette di vedere – come scrive il Papa – il dramma sociale nascosto delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà; le persone che, vincendo la vergogna, fanno la fila davanti ai centri Caritas per ricevere un pacco di viveri.

Solo la prossimità smaschera l’eloquenza vuota di chi parla all’infinito e non dice nulla. Solo la prossimità dona allo sguardo (dato e ricevuto) la forza di cambiare le cose. Solo la prossimità non perde la bussola; e nel suo andare e vedere sa da che parte stare. Quella dei puri di cuore, che soli riconoscono Dio nel prossimo”. Così Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede ha ben sintetizzato il messaggio del Papa.

Per questo sono importanti i media locali. I più prossimi alla realtà che raccontano. Questa comunicazione imprime dinamicità, è una sfida che ci offre altre e sempre nuove occasioni di riflessione e di azione non isolata, non ripetitiva nel tempo, rispettosa e inclusiva, che nasce dall’apertura verso gli altri. È fatica, è bellezza.

La preghiera del Papa a chiusura del messaggio diventa il programma di lavoro: “Signore, insegnaci a uscire dai noi stessi, e a incamminarci alla ricerca della verità. Insegnaci ad andare e vedere, insegnaci ad ascoltare, a non coltivare pregiudizi, a non trarre conclusioni affrettate. Insegnaci ad andare là dove nessuno vuole andare, a prenderci il tempo per capire, a porre attenzione all’essenziale, a non farci distrarre dal superfluo, a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità. Donaci la grazia di riconoscere le tue dimore nel mondo e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto”.