I successi sbandierati nelle settimane passate sui numeri della “vaccinopoli” sono mitigati dagli scivoloni e dalle altalenanti disposizioni sulle età alle quali i vaccini devono o non devono essere inoculati. Si fa fatica a comprendere tanta approssimazione, ordini e contrordini, voci discordanti, fughe in avanti e repentini stop alle somministrazioni. È forse la ragione del profilo basso delle autorità, così come dei titoli dell’informazione.
I medici vaccinatori faticano a rispondere alle domande dei vaccinandi che scalpitano, e a garantire la tranquillità attorno ad una operazione di massa resa più difficile da troppi svarioni. Il Piemonte degli annunci vanta il traguardo degli oltre 3 milioni di vaccinati. Adesso dovranno arrivare più dosi di Pfizer e Moderna per i richiami in sostituzione di AstraZeneca. Sarà così?
Più certi, rispetto alla ballerina campagna vaccinale, ci sono i numeri dei poveri nel nostro Paese. Sfornati ieri, garantiti da Istat. Nel 2020, in aumento, sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2 milioni di famiglie e oltre 5,6 milioni di individui. Esiste un vaccino contro la povertà? C’è una cura? C’è un impegno tanto forte delle autorità per sconfiggerla, pari almeno alla lotta per sconfiggere il Covid?
I minori in povertà assoluta sono 1 milione 300 mila, oltre 1 milione 127 mila quelli fra 18 e 34 anni. I giovani di oggi sono il futuro della nostra società ormai vecchia. In questa condizione li troviamo – e probabilmente li lasceremo – ipotecando l’avvenire, concentrati come siamo sul fatto che solo l’immunità di gregge da Covid 19 ci salverà. Nel così minuscolo pensiero “da gregge”.