(Fabrizio Dassano)
Il mio ex vicino di casa mi ha nuovamente scritto (stavolta su un foglio di carta con evidenti macchie di acqua che disturbano non poco la lettura), ma per non incorrere nel reato di vilipendio devo sunteggiarvi il contenuto della missiva in maniera edulcorata. Dunque: accantonata per il gran caldo l’idea di misurare i campanili dalla loro ombra, egli esordisce confidandomi di temere di non essere più vivo oggi, giovedì 17 giugno… Per farvela breve, da una settimana vive gran parte della giornata con la testa immersa in una bacinella piena d’acqua alla temperatura di 37 °C. È convinto che ciò sia un buon modo per evitare la trombosi al cervello.
I fatti: non ancora sessantenne, gli hanno iniettato la prima dose il 25 marzo scorso ed è rimasto preso in mezzo al cambio di ordini del Ministero. Già a marzo aveva dovuto attendere una settimana oltre il primo appuntamento per via del primo “Alt!” su Astrazeneca, a seguito di un caso di trombosi fatale registrato nel biellese.
Con l’animo in spalla, si era recato comunque all’appuntamento e l’avevano siringato. Poi dopo gli effetti collaterali – che nella missiva egli paragona ad uno stato di pre-agonia – si era ripreso continuando i suoi discorsi alle galline dalla cima della scala. Il richiamo era previsto per il giorno 12 giugno, ma raggiunto da una telefonata proditoria dell’Asl mentre cercava di inseguire un lombrico nell’aiuola, veniva tragicamente a sapere che il suo richiamo vaccinale era slittato al 15 giugno. Aveva spiegato la cosa invano al galletto Fiume che marciava in testa alle sue quattro galline.
Era molto agitato perché in quello stesso giorno del 1918 cadde sull’altopiano di Asiago, colpito da un cecchino austriaco, il soldato britannico Edward Harold Brittain. La sua scomparsa fu particolarmente traumatica per la sorella Vera che, trovandosi completamente sola, dopo aver perso in guerra tutti i suoi amici trovò comunque la forza di continuare a lavorare come aiuto-infermiera. Da questa esperienza sarebbe nato il suo best seller “Testament of Youth”.
Il mio ex-vicino giovedì 10 giugno ha ricevuto un’altra telefonata dall’Asl: era avanzata una dose di Astrazeneca e lo attendevano al centro vaccinale. Per non stare troppo a pensarci va a farsi somministrare la dose. Poi in fondo, nello stesso giorno nel 1918 i Mas di Luigi Rizzo affondarono la corazzata austroungarica SMS Szent István (Santo Stefano).
Confortato dal fausto presagio, a seguito della seconda dose l’ex-vicino non registra effetti collaterali degni di nota, ma poche ore dopo il nuovo lutto a Genova, apprende dalla vecchia radio a valvole che il ministro ha bloccato i richiami di Astrazeneca agli under 60. Che vuol dire in italiano al di sotto dei sessant’anni.
Riprende l’agitazione perché facendo e rifacendo i conti egli dice di aver solo 58 anni, in quanto nato nel 1963. Non dorme più la notte e fa tutti i rituali più strani per scongiurare il pericolo imminente ma la sua tensione è alle stelle.
La paura lo attanaglia mentre dall’Asl arriva un’altra lettera: questa volta deve recarsi presso l’ambulatorio cittadino a ritirare una provetta per un esame di routine. Con quegli stessi suoi 58 anni rientra ormai negli specifici programmi di prevenzione…