(Filippo Ciantia)
Tra i 7.840 oggetti di interesse che possiamo ammirare nel cielo notturno, il New General Catalogue del profondo infinito che ci sovrasta, al numero 41 segnala una galassia a forma di spirale, che appartiene alla costellazione di Pegaso. Chiamandomi Filippo, che in greco significa “amico dei cavalli”, non potevo che incuriosirmi di questa particolare congiunzione astrale, numerica e temporale.
Giunto al quarantunesimo anno di matrimonio, mi ha colpito trovare la galassia che porta questo numero all’interno della costellazione del maestoso cavallo alato della mitologia greca, figura amatissima nei secoli e immagine utilizzata per parlare della libertà. Nel Medio Evo, Pegaso era visto come il traghettatore delle anime dopo la morte alla destinazione finale; era simbolo di salvezza completa, rimedio ad ogni male.
Questo simbolo ha ispirato moltissimi artisti, tra cui il grande pittore Marc Chagall. Fin dalla giovinezza fu conquistato dalla Bibbia. Lo afferma lui stesso: “Mi è sempre apparsa e ancora mi appare come la più grande fonte di poesia di tutti i tempi”.
Cinque sue opere sono ispirate dal Cantico dei Cantici. Tra queste il grande artista realizza una tela con una coppia di sposi a cavallo di un Pegaso in volo, con un cielo rosso in sottofondo. Il bianco dell’abito della purezza della sposa, il rosso della passione, la città, gli amici, la folla e i tanti simboli della vita quotidiana, perché l’amore pur in volo è nel mondo e per il mondo. Il sole che sorge, la vita che nasce e rinasce, proprio dall’amore sponsale.
Chagall regalò le sue opere alla sua patria e al mondo. “Ho voluto dipingere il sogno di pace dell’umanità. Forse in questa casa verranno giovani e meno giovani a cercare un ideale di fraternità e d’amore come i miei colori l’hanno sognato. Forse non ci saranno più nemici e tutti, qualunque sia la loro religione, potranno venire qui e parlare di questo sogno, lontano dalla malvagità e dalla violenza. Sarà possibile questo? Credo di sì, tutto è possibile se si comincia dall’amore”.
Cara Luciana (moglie dell’autore, ndr), auguriamoci di continuare a guardarci e guardare chi e ciò che ci circonda, il mondo e le stelle, figli, nipoti ed amici, estranei e lontani, croci e delizie, con gli occhi di un poeta che, ormai vecchio, rimane bambino.