(Mario Novaretti)
Papa Francesco nel suo videomessaggio per il IV incontro mondiale con i Movimenti popolari di sabato scorso 16 ottobre, ha affermato, con forza, che “vedervi mi ricorda che non siamo condannati a ripetere né a costruire un futuro basato sull’esclusione e la disuguaglianza, sullo scarto o sull’indifferenza dove la cultura del privilegio sia un potere invisibile e insopprimibile e lo sfruttamento e l’abuso siano come un metodo abituale di sopravvivenza”.
Dalla rivoluzione francese in poi nelle varie società sono nati e cresciuti i corpi intermedi, pronti proprio a combattere esclusioni e disuguaglianze, individuando obiettivi ed azioni a favore dei singoli e per il progresso della collettività, favorendo aggregazioni cementate da nobili fini.
Con i tempi moderni il prevalere sempre più massiccio di una economia e di una politica sempre meno sociale e sempre più legata a logiche di potere e di profitto, ha messo in grande difficoltà i corpi intermedi e le rappresentanze, favorendo disaggregazioni e personalismi.
Molto ha contribuito la pandemia, il modo in cui è stata gestita e la comunicazione unidirezionale. Ridare fiato e sostanza ai corpi intermedi non è un ritorno indietro. È un modo per riaggregare i cittadini e creare momenti seri per riflettere, discernere e scegliere, evitando anche ciò che incomincia a prevalere: il grave disinteresse per le istituzioni.
A conferma di quanto l’indifferenza e la noncuranza stia crescendo in tutti gli strati della popolazione basti pensare che nell’ultima tornata elettorale per le amministrative (domenica e lunedì scorsi) solo il 43,94% degli aventi diritto al voto (cioè meno di un cittadino su due) è andato ai seggi per votare i candidati sindaci. Nei primi settant’anni della storia repubblicana questo non si era mai verificato!
C’è un elemento di attenzione da non sottovalutare; chi vuole gestire indisturbato sia il potere politico che quello economico ha bisogno di questo disinteresse sciagurato. Se i corpi intermedi potranno, e sapranno, ritrovare la loro posizione nello scacchiere della nostra società c’è il “rischio” che venga arginata ogni tipo di deriva.