(Cristina Terribili)
Sembrava che fossero tutti d’accordo, che tutti avessero compreso che la salute psicologica va tutelata tanto quanto la salute fisica. Sulla base di una serie di considerazioni in merito alla salute dei cittadini e agli effetti sulla mente del Covid, alcuni parlamentari di tutti gli schieramenti, avevano accolto la proposta del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi per il “bonus psicologo” inserito nella manovra 2022 del governo. Invece, alla fine, sono passati altri bonus. Quello per la salute mentale no!
Pur comprendendo che i bonus per i monopattini, i depuratori, gli occhiali o le lenti a contatto garantiscano un incremento dell’attività lavorativa, va detto che gli psicologi sostengono il più importante capitale che possediamo: quello umano. Il costo che il disagio psicologico comporta al singolo e alla comunità non è cosa da poco. Ogni volta che leggiamo, a posteriori, di piccole e grandi tragedie familiari ci chiediamo come mai quelle persone non avessero avuto accesso ai servizi. Perché l’accesso alla salute continua ad essere un privilegio, una forma di disuguaglianza sociale sottaciuta e quasi accettata passivamente da tutti.
Proprio il Covid – con i lutti, i ricoveri, le chiusure, le distanze e con le convivenze difficili, le paure, le ansie che ha portato con sé – è da subito sembrato non curabile solo con i farmaci, ma anche con un supporto alla mente. D’altro canto il supporto psicologico rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) istituiti dal 2001 e che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini o gratuitamente o dietro pagamento del ticket.
Tutt’ora si parla degli effetti della pandemia su bambini, anziani, sul numero dei divorzi, sulle vittime di violenza domestica, eppure, lo psicologo, che dovrebbe far parte dell’assistenza di base, ancora non viene riconosciuto come una figura a cui, di diritto, possono accedere tutti. Moltissimi psicologi hanno accolto l’esigenza delle persone e hanno offerto, a distanza o in presenza, sostegno gratuito. Non hanno distinto tra persone paganti o meno.
La sofferenza psicologica conseguente alla pandemia non si è limitata alle chiusure più rigide, ha proseguito la sua corsa con il prolungamento dello stato di emergenza, ha preso strade differenti con l’arrivo dei vaccini, con la paura dei contagi per le varianti, con un disagio che per molti, ancora non si è quietato. Tante persone che non avrebbero mai pensato di ricorrere all’aiuto degli psicologi lo hanno fatto per donarsi una possibilità unica nella vita: compiere un viaggio dentro se stessi, analizzando le fragilità e rafforzando le parti sane per trovare un nuovo equilibrio. Perché lo psicologo non è “quello che cura i matti”.
Andare dallo psicologo non è una vergogna, non significa essere deboli o non capaci di sapercela fare da soli. Così come non è un lusso, e una persona non dovrebbe mai essere messa in condizioni di dover limitare una guarigione per motivi economici.
La maggior parte degli psicologi e dei psicoterapeuti svolge la professione in privato in quanto i concorsi pubblici sono stati fermi per tanti anni e sono ripresi con le solite lungaggini burocratiche solo dall’anno scorso. I servizi pubblici nei quali lavorano solo 5mila psicologi in tutta Italia contro i 43mila medici di base – giusto per capire le proporzioni – riescono ad accogliere le domande di psicoterapia solo nei casi più gravi. Consapevoli di questo, molti liberi professionisti offrono una psicoterapia a prezzi calmierati (che si aggirano tra i 35 ed i 50 € l’ora), così come è buona pratica accogliere gratuitamente, durante l’anno, alcune persone in gravi difficoltà economiche.
Tutte le linee guida nazionali ed internazionali sulle patologie psicologiche e psichiatriche, reputano la combinazione di farmacoterapia e di psicoterapia essenziale per la risoluzione della malattia.
Prendere solo i farmaci per guarire da ansia, depressione, disturbi dell’umore e altro non basta: serve il sostegno psicologico per far in modo di cambiare gli schemi di pensiero e di comportamento disfunzionali.