Promossa dallo zelo pastorale del Parroco di Villareggia, Don Alberto Carlevato, la celebrazione della XXX Giornata Internazionale del Malato, che cade nel giorno anniversario della prima apparizione della Madonna a Lourdes (11 febbraio 1858) ha rappresentato un’occasione importante per tutta la vasta comunità di credenti affezionati al Santuario della “Beata Vergine del Trompone” di Moncrivello.

Punto di riferimento di autentica spiritualità mariana, luogo fondativo dell’esperienza di vita consacrata dei Silenziosi Operai della Croce con il loro particolare carisma che si è inverato nella Storia anche attraverso le importanti Opere di cura ed assistenza per chi soffre.

Insomma, se c’è un luogo in cui diventa quasi “palpabile” l’attualità del messaggio lourdiano, quel luogo è proprio questo santuario, che dice di una “guarigione” dalla malattia, alludendo ad un orizzonte di guarigione dell’anima.

E’ il luogo che, oggi in particolare, ci richiama ancora non soltanto alla maternità di Maria, umana e divina, ma a quella “via mariana alla santità” che è fatta di umiltà, rinuncia a sé, servizio.

Maria ha un modo di “comunicare” che non si smentisce mai.

Tra i ricordi di Bernadette, colpisce quello che riferisce di quei colloqui in cui la Vergine “mi parlava come si parla ad una persona”.

Eh, sì.

Perché non sempre, lei, e la sua famiglia, nella Lourdes di metà Ottocento, erano considerati persone: ai margini della società, i vinti del Mondo, dalle circostanze economiche.

Nella Francia di nuovo imperiale, che sopprimeva le libertà fondamentali, per sostenere uno sviluppo economico senza regole.

Che aveva abolito, per non rischiare nulla, l’insegnamento della Filosofia.

La Francia che, d’altra parte, introduce proprio in quell’anno, nella propria Costituzione, l’idea di uno Stato laico: “La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale“, come recita la Carta costitutiva della Quinta Repubblica.

Lourdes, incastonata nei Pirenei, un borgo rurale abbastanza agiato, anche grazie all’allevamento dei maiali.

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Non era così scontato che si potesse parlare “come ad una persona”, parlando a lei.

A lei che era una ragazzina semi analfabeta: non riusciva nemmeno a completare il corso di Catechismo per ricevere la Prima Comunione.

Una ragazzina che stava sperimentando la durezza di certe situazioni, che oggi chiameremmo bump down, anche per farcele suonare un po’ meno feroci.

Passare, con la propria famiglia, da una vita agiata alla miseria più nera.

Prima – quando era un mugnaio affermato – tutti che salutano tuo padre.

Poi, quando cade in disgrazia, si voltano dall’altra parte se lo incontrano.

Poi, il papà trova uno straccio di lavoro, ma qui è accusato (si chiarirà poco dopo: ingiustamente) di avere rubato un po’ di farina.

E così passa pure per ladro.

La famiglia si riduce nell’unica stanza di una casa “popolare” assegnata dal Comune, che prima era una sorta di camera di sicurezza, una prigione.

Affacciata su una strada costeggiata dalla cloaca, dove scorrevano acque piovane e quelle fognarie: vi si vuotavano i boglioli.

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E da lì, per andare nella stretta area golenale che forse può regalare qualche legno secco per il camino, parte, la mattina dell’11 febbraio 1858, Bernadette, la figlia di quella famiglia disgraziata.

E proprio quella mattina, come se azionasse il Joystick di Google Maps, Dio manda la propria Madre per incontrare quella ragazza.

Perché in quel momento?

Perché in quell’ora?

Perché ha scelto di fare sapere quella cosa, proprio lì?

L’aveva già detta il Papa quattro anni prima, proclamando, l’8 dicembre 1854, quella Verità di Fede così straordinariamente rivoluzionaria: l’ Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

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Perché se Maria è stata preservata dal peccato originale, allora cambia tutto.

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Passa più di un mese, da quell’11 febbraio ed il 25 marzo successivo la Vergine si rivela pronunciando quelle parole, sulle quali ci si potrebbe soffermare una vita:

“Que soy era Immaculada Concepciou”.

In quel momento della storia, in quel 25 marzo 1858, parole nel patois locale, così simile (ed è un altro dei campi più affascinanti nella ricerca degli Studiosi) all’occitano.

Perché quella lingua non è né francese, né spagnolo.

Ma è la lingua che parla Bernadette, l’unica che conosce.

Un 25 marzo che è impossibile non associare al Mistero dell’ Annunciazione.

Meglio – se – senza confondere i piani.

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E’ dall’ 11 febbraio precedente che Bernadette vede la Madonna, in quella spelonca scavata dall’acqua del torrente Gave, dove si accumulano detriti di tanti generi, ai margini dell’abitato ed anche di chi lo abita, della società.

In quel 25 marzo le domanda chi sia.

E Maria le parla “come si parla ad una persona”, non la umilia parlando una lingua che lei non conosce.

Sceglie di “parlare la sua lingua”, vuole “comunicare” con lei e con il Mondo.

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Il Santuario del Trompone, con il suo patrimonio di storia, cultura, fede, tradizione, pare davvero avere rappresentato (sorto circa 300 anni prima di Lourdes) l’idea di una continuità che è a sua volta l’espressione coerente della verità radicata ai piedi della Croce: ecco la tua Madre, ecco tuo figlio.

Maria Madre dell’Umanità.

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Mirabile, come sempre, l’omelia dettata da Don Giovan Giuseppe Torre – SOC, Rettore del Santuario: la offriamo volentieri integrale nel video, insieme ad altri scampoli della Celebrazione nel video che, insieme alla gallery, resta a documentare questa bella giornata di preghiera e riflessione allietata dalla Cantoria delle tre Parrocchie che ha animato la Liturgia, riscuotendo l’unanime ammirazione.