(Fabrizio Dassano)

Travolto dai venti di guerra, il mio ex vicino mi ha chiesto di comunicare esclusivamente via carta per evitare i cyber-attacchi di potenze straniere. Ormai dopo la covid-follia sta passando ad un clima di nuova follia tipo Guerra fredda.

Come i miei pazienti lettori sapranno, la settimana scorsa ha completato la corazzatura con i sacchetti di sabbia del pollaio, trincerandolo e dotandolo di linea telefonica a cavo con l’apparecchio posto sul comodino della camera da letto, a fianco della radio a onde corte per captare trasmissioni non allineate. Sulla sommità del pollaio da guerra ha eretto una torretta di guardia e ci ha sistemato il gallo Fiume. Le altre galline possono raggiungere le feritoie con la classica scaletta da pollaio. All’ingresso ha dipinto sullo stipite il motto della ridotta avanzata: “As sa mai” che in italiano vuol dire “non si sa mai”. Perché – mi ha spiegato – non voleva usare il latino “Si vis pacem para bellum” in quanto lui è diplomato elettrotecnico.

Ho tentato di spiegargli che la zona dove abita è sì ad oriente di Ivrea, ma di soli 12 km e che non confina con il Donbass ma con il lago di Viverone. Niente da fare. Ha fatto una ricognizione notturna e ha asserito di aver udito distintamente tra le acque scure del lago il rumore inconfondibile di un sommergibile Typhoon, una classe di sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SSBN), di fabbricazione sovietica, il cui nome in codice è divenuto, in Occidente, più noto dell’originale denominazione, ossia Progetto 941 Akula (in cirillico: Проект 941 Акула, nome in codice NATO: Typhoon).

Ho tentato di controbattere che un mostro del genere non riuscirebbe nemmeno a fare una virata completa in quel lago, inutilmente. Poiché le bollette della luce sono raddoppiate, il previdente ex-vicino ha comprato in un noto mercatino dell’antiquariato locale un aggeggio per produrre energia elettrica: ha collegato ai pedali un tapis roulant e sta addestrando il Penny-cane a trottare per produrre energia alternativa. Il problema è che il cane non si schioda dal sofà per nessun tipo di lauto pranzetto. Ormai sospetta che sia un agente al soldo del nemico. Ha tentato di interrogare il Penny-cane più volte, ma la meticcia a forma di lupide si dichiara prigioniera politica e si butta a terra divaricando le zampe per farsi grattare la pancia.

Ieri, il mio ex vicino ha fatto due ore di corsa sul tapis roulant per ricaricare le batterie di un vecchio trattore che usa per alimentare il telefono da campo. Con il cane a fianco che guardava incuriosito, ma per nulla turbato.

Sempre ieri il gallo Fiume, con la sua coda che sembra un piumetto da bersagliere, ha cantato alle 6.05 del mattino. Subito è scattato l’allarme generale: il mio ex-vicino, con un elmetto della prima guerra mondiale in testa e il tridente da fieno, è piombato sull’osservatorio della ridotta con un binocolo d’artiglieria francese. Ha impartito gli ordini alle galline, malgrado i coccodè di Brengula che segnalava l’espulsione dell’uovo. Non ha avuto un grande successo perché, ancora senza pasto, le galline non gli hanno ubbidito. Addirittura Cantrida, la gallina nera-uccello, era posizionata sull’albero di lauro ceraso, impippandosene dei colpi del cecchino.

Finito di leggere il suo cartiglio, mi domando sul senso di tutto questo.

Come postilla del suo scritto, il mio ex vicino mi chiede se è vero che la Nato, di cui facciamo parte, dopo il crollo del regime sovietico, ha negato alla federazione russa l’ingresso.