Il weekend 10-11-12 giugno alla casa Regina del Cielo di Inverso è stato un condensato di profonde meditazioni sul tema il “Silenzio del creato”.
Gli interventi di don Piero Agrano e del diacono Marco Florio, nei primi due dei tre giorni, hanno suscitato vero interesse nel gruppetto di persone che hanno risposto all’invito dell’AC.
Qui diamo un accenno alla giornata conclusiva, quando i rappresentanti del Movimento dei Focolari hanno proposto un’interessante sintesi dei contenuti dei capitoli 3 e 4 dell’enciclica Laudato Sì.
Dopo la consueta introduzione dell’assistente don Piero Agrano, Nino Maruelli – presentando Tiziana Giacobbe e Maurizio Antonazzo della scuola della spiritualità del Movimento dei Focolari – ha salutato così il gruppo spitante: “Abbiamo accolto con entusiasmo il vostro invito che ci dà l’occasione di incontrare persone pensanti ed agenti. Ci avete dato lo stimolo ad approfondire il messaggio di Papa Francesco nella Laudato Sì e la possibilità di ampliare il nostro sguardo ascoltando gli interessanti interventi che ci hanno preceduto. La notizia che è stato sancito un patto di collaborazione tra AC e Movimento dei Focolari ci ha fatti sobbalzare di gioia: ci sembra di aver intrapreso con voi un cammino sinodale, speriamo di continuarlo, nella ricerca di aiutare ad emergere a Vita nuova gli uomini e le donne del nostro tempo”.
Il riferimento alla fondatrice Chiara Lubich – che “come Francesco, vedeva Dio in ogni creatura” – ha preceduto la riflessione biblica sul libro della Genesi, “che ci racconta in metafora la creazione del mondo da parte di Dio Amore, per dirci che il soffio divino è in ogni cosa formatasi nell’evoluzione cosmica. Noi umani dovremmo guardare con amore tutto il creato ed agire di conseguenza, aiutati dalle indicazioni degli studiosi, rifuggendo dalla omologazione al pensiero utilitaristico-finanziario: anche qui dignità nella libertà di discernere”.
Nino Maruelli ha poi manifestato grande preoccupazione per lo scarso interesse generale per il rischio di estinzione che stiamo correndo.
Col suo intervento Tiziana Giacobbe ha invece tradotto in un linguaggio semplice i contenuti tanto densi dei capitoli terzo e quarto della Laudato Sì, nei quali papa Francesco si concentra, tra l’altro, sul “paradigma tecnocratico oggi dominante e sul posto che vi occupano l’essere umano e la sua azione nel mondo”.
Con l’espressione “paradigma tecnocratico” intende l’atteggiamento che vede in ogni realtà, fisica, biologica, umana o sociale, solo un oggetto infinitamente disponibile alla manipolazione da parte dell’essere umano.
La tecnica, separata dall’etica, difficilmente sarà capace di autolimitare il proprio potere.
Pur riconoscendo il grande valore della scienza e della tecnologia, papa Francesco evidenzia che nulla garantisce che l’umanità utilizzerà bene il grande potere che esse offrono, specialmente considerando che è concentrato nelle mani di una piccola parte dell’umanità: mancano un’etica solida, una cultura e una spiritualità che diano all’umanità un limite e un lucido dominio di sé.
L’uomo crede di avere a che fare con una realtà totalmente manipolabile illudendosi di avere disponibilità infinita di beni nel pianeta, mentre invece i prodotti della tecnica condizionano gli stili di vita e orientano le possibilità sociali nella direzione voluta dai cosiddetti “poteri forti”, sviluppando un consumismo ossessivo e riducendo le capacità di decisione, la libertà autentica e la creatività alternativa degli individui. Al n. 203 dell’enciclica il Pontefice afferma: “Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini”.
C’è poi la frammentazione del sapere che ostacola l’individuazione di vie adeguate per risolvere problemi essenziali quali quelli dell’ambiente e dei poveri: Papa Francesco auspica la nascita di una vera e propria rivoluzione culturale, tramite un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente, unire gli sforzi per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna, dove l’uomo si senta “amministratore responsabile” della natura e ridia dignità al povero, all’embrione, al disabile.