Quanto è difficile vedere il Maestro nel prossimo? Siamo tutti ossessionati dall’ansia di realizzarci, di completare le nostre vite.
Ci chiediamo con tristezza cosa abbiamo lasciato dietro di noi, rimpiangiamo i nostri fallimenti e ci esaltiamo dei nostri successi. Noi che cerchiamo noi stessi in noi stessi, ripiegandoci su noi stessi, e così facendo non troviamo che il vuoto e la tristezza. Non sono parole mie (sto parafrasando C.S. Lewis), eppure quanto spesso ci dimentichiamo che è Dio ad averci inventati “come un autore inventa i personaggi del libro”. Non ci sarei arrivato da solo, me l’ha dovuto ricordare il mio amico Marco durante un periodo di crisi. Alla fine l’unica cosa importante è seguire il Maestro, ascoltarLo sedendo (parakatheudō) come Maria ai Suoi piedi, scorgerLo nel prossimo, compiere il nostro dovere con dedizione, per Lui, compiere le nostre riflessioni con lucidità, per Lui, consigliare il prossimo con amore, per Lui.
Marta non stava facendo nulla di male, stava servendo (diakonein), eppure lo stava facendo secondo la sua idea, secondo la sua visione, dimenticandosi del Signore e in questo perdendosi. Il testo greco ci dice che era affannata, (thorubazō, verbo che è affine ad un altro che significa “fare confusione”), e che era volta ad altro (perispaō, che in greco significa anche essere distratti). Quante volte facciamo casino e ci distraiamo in mezzo ai nostri affanni, preoccupati di affermare la nostra visione di noi stessi, senza considerare che noi non siamo né i protagonisti né l’argomento principale della nostra vita. È curioso che Marta si chiami proprio Marta, nome aramaico che significa “Padrona”.
Non servono gli occhi allegorici di Clemen-te Alessandrino per vedere oltre questo semplice racconto, e aver chiaro il significato più vero: tante volte avremmo la possibilità di servire il Maestro nel prossimo, e ci distraiamo, affannati dall’idea di servire meglio in altri modi, che in definitiva non sono che nostre idee, che ci lasciano asciutti. La cosa importante, che non ci sarà tolta, è semplicemente la carità che ci unisce al Maestro, e non si fa distrarre, ma si applica nell’amorevole cura, e fa grandi cose nei gesti più semplici. La difficoltà è che, anche quando ci armiamo di buona volontà, il vero servizio resta il più difficile, e preferiamo dunque illuderci di servire in un altro modo, che in definitiva però non è che servire noi stessi. Il Vangelo di oggi ci ri-corda di cercare Dio oltre e fuori da noi stessi.
un giovane della diocesi
Lc 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».