Appena pubblicato da Edizioni Pedrini, (175 pagine, 18 euro) il libro “Ivrea e il Castello del Conte Verde” porta come sottotitolo “la prima vita di un protagonista silenzioso e della sua Città”. Addentrandosi, pagina dopo pagina, nei suoi capitoli, ci si rende conto che si è di fronte ad un lavoro mai pubblicato prima, una vera monografia sul Castello di Ivrea.
Molti hanno parlato del Castello iconico per eccellenza, poeti come Giosuè Carducci l’hanno cantato, la Repubblica Italiana l’ha messo come effige in un francobollo, altri hanno affrontato temi storici più specifici e circoscritti: ma mancava un’opera organica che, andando oltre alla sporadicità, delineasse la sistematica storia della fortezza militare voluta dal conte di Savoia Amedeo VI, iniziata nel 1358 in un precario equilibrio di pace tra le guerre del Canavese.
Silvia Francesca Battistello, in questo lavoro, ci porta a prendere coscienza dell’importanza del centro nevralgico che era la città nel corso della storia, anche quella precedente l’erezione della fortezza. Capire il territorio è il passo propedeutico per capire la sua principale fortezza, nata già vecchia per via del rapido successo della polvere da sparo e delle artiglierie.
L’autrice, nata a Ivrea, dopo gli studi classici e l’università ha trascorso molti anni in Francia e a Milano. Dal 2010 è tornata, e ancora dopo anni di presenza “sul campo” come guida storica volontaria del medesimo Castello, è stata nel contempo osservatrice e studiosa, dedicando tempo a raccogliere e organizzare in maniera scientifica tutta la documentazione conosciuta, edita e inedita, per delineare un ritratto, il più completo possibile, sulla trasformazione del manufatto, da opera militare a corte temporanea sabauda, poi a deposito di armi e munizioni e quindi a prigione di stato, con personaggi di levatura internazionale “ospiti” di tale struttura.
Questa “bastiglia” cittadina, dal carattere di chiaro e severo monito ai nemici interni ed esterni, assurge a rappresentazione del potere dell’alta signoria del luogo, quella sabauda.
Pochi i castelli urbani eretti dai Savoia in tale visione politico-militare: a quello di Ivrea, per importanza, possiamo solo accostare quelli di Fossano e Casale Monferrato.
L’opera diventa fondamentale per addentrarsi nelle variegate sfaccettature di un complesso di grande eccezionalità storica, sperando in futuro che possa essere elencato nel novero dell’offerta per il turismo culturale che è alla ricerca della storia e dello spirito dei luoghi.
Non ultimo, immaginare che finalmente anche gli eporediesi potranno entrarci.
L’autrice ha dimostrato una non comune tenace passione per capire ogni singolo mistero storico-architettonico del Castello, osservandolo, confrontandolo e “confutandolo” con i documenti esistenti, prima di giungere a una sintesi, con l’entusiasmo della ricercatrice scientifica.
Fabrizio Dassano