Giovanni Allevi è un noto musicista, scrittore, marchigiano, classe 1969, sposato e con due figli. Inconfondibile il suo parlare, i suoi tanti capelli sulla testa, il suo modo di suonare e di dirigere, il suo abbigliamento poco convenzionale, una montagna di fans sui social e nelle esibizioni pubbliche. Un uomo dai contenuti forti, con un calendario estivo nutrito e che un giorno, all’improvviso, annuncia pubblicamente che tutto il suo piano salta; “ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa” scrive su Instagram, e dovrà lottare lontano dal palco. Ora aggiorna i suoi followers sulla malattia e sul “dolore fisico insostenibile” che prova.
La sua notorietà ha fatto conoscere la sua sventura e una patologia sempre più diffusa; “in Italia si stima vi siano circa 5mila500-6mila nuovi casi ogni anno e che siano un po’ meno di 30mila i pazienti con mieloma multiplo in vari stadi e in momenti diversi del percorso terapeutico”, si legge sul sito dell’Osservatorio Malattie Rare. Uomini e donne, ugualmente colpiti da questa patologia, non sono finiti sui giornali e vivono la loro tribolazione nell’anonimato. Ma c’è stata una reazione straordinaria di Allevi prima ancora che capisse con quale male aveva a che fare.
È andato a cercare a quali note musicali – lo scrive sui suoi social – corrispondessero le lettere di “mieloma”, secondo un procedimento matematico usato da Bach. “Da mieloma scaturisce una melodia romantica di sorprendente bellezza” e ha cominciato a scrivere un brano. La sua reazione poteva essere diversa, poteva buttare alle ortiche spartiti, pianoforti, musiche e bacchetta da direttore. Invece, comporre quel brano vuol dire accompagnare la terapia, scrivere un diario di emozioni a forma di note e alla vittoria sulla malattia dirigere il grande “mieloma” in teatro.
E non si ferma qui. “Sento già di dedicare questo brano a tutte le persone, a quei guerrieri luminosi che stanno soffrendo per la malattia, nella speranza che possano riconoscersi nelle sue note, e possano ricevere da esse la forza di condurre la propria battaglia verso la vittoria”.
Allevi si confonde con chi vive nell’anonimato la stessa esperienza, condivide la sofferenza ma anche la ricetta. “Perché – testimonia – nonostante il dolore, non ho mai amato così tanto la vita come in questo momento!”. Aggiungere altro sarebbe superfluo.