Come vuole ormai una lunga tradizione, lo scorso sabato mattina la città ha reso omaggio ai partigiani della VI Divisione Alpina G.L. fucilati dai tedeschi il 27 luglio 1944 lungo la massicciata della ferrovia Torino-Milano.
Erano tutti giovani che, come tanti altri partigiani, hanno dato la loro vita per garantire la libertà alle generazioni successive: Silvio Brunetti di 19 anni, Filippo Gardetto di 19, Antonio Morello di 21, Ernesto Pagliero di 22 morirono immediatamente, mentre Ariodante Morgando di 22 venne ferito e morì il successivo 30 luglio all’ospedale civico.
I partigiani furono uccisi a seguito di in un’azione che avrebbe dovuto prendere di sorpresa i soldati tedeschi di stanza nel presidio della Caserma Giordana: per una serie di sfortunate coincidenze, il gruppo venne scoperto e trucidato.
“Oggi non voglio di nuovo raccontare quella storia – ha detto il presidente dell’Anpi, Vinicio Milani, di fronte al cippo commemorativo che si trova al Parco del Mauriziano –, ma riportare un ricordo: il 25 luglio 1943 c’era la sensazione che tutto fosse finito, e voglio ricordare l’episodio della famiglia Cervi che, segnata dalla perdita di sette fratelli, volle festeggiare quel giorno in modo originale; così con farina, burro e formaggio diede vita alla ‘pastasciutta antifascista’ invitando tutto il paese. Purtroppo l’8 settembre successivo vi fu l’invasione tedesca con tutti i momenti tragici che ricordiamo”.
Milani ha voluto ricordare l’episodio della “pastasciutta antifascista” perché la commemorazione dell’Anpi e dell’Amministrazione comunale è terminata proprio con il tradizionale momento del pranzo alla “Tola”.
“In questi giorni tormentati – ha detto don Tonino Pacetta impartendo la benedizione al cippo –, preghiamo per la pace per la libertà e ricordiamo coloro che morirono per difenderle per noi”.
“Mi fa piacere che questa cerimonia coincida con la mia prima uscita pubblica come sindaco rieletto – ha concluso Claudio Castello –: la fucilazione di questi giovani avvenne poco dopo un altro evento tragico, il bombardamento del 12 maggio. Il fallito assalto al Distretto militare è una delle pagine più epiche e sanguinose che siamo chiamati a ricordare e a raccontare alle generazioni future, perché la memoria sia l’arma più forte per sprangare la porta del domani a qualsiasi nuovo autoritarismo”.