Lunedì 25 luglio quasi cento persone hanno ricordato Gino Pistoni, sul luogo dove 78 anni fa egli morì colpito mortalmente da una scheggia di granata, sparata dai nazifascisti nel corso della battaglia del Lys, nella quale persero la vita altri 12 partigiani.
A vent’anni, con una grande carica spirituale cristiana e con la convinzione di dover lottare anche lui per la libertà dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione tedesca, questo giovane militante dell’Azione Cattolica prima di morire dissanguato lasciò scritto col suo sangue sul sacchetto di tela le poche parole che sintetizzano i motivi principali della sua vita e della sua morte: “Offro mia vita per A.C. Italia, W Cristo Re”.
L’Azione Cattolica è stata per due intensi anni la sua Chiesa, il suo ambiente di vita religiosa; l’Italia e gli italiani erano oppressi dalla dittatura e dalla guerra che distruggeva il mondo; la fede in Gesù Cristo Re dell’universo gli alimentava la speranza in un’altra vita per tutti.
Monsignor Pier Giorgio Debernardi, vescovo emerito di Pinerolo, che lunedì scorso ha presieduto la Messa al cippo di Gino Pistoni, ha detto: “Dobbiamo ricordare e meditare questi esempi di martiri, in questo tempo di follia della guerra alle porte dell’Europa. Ci dicono che la vita carica di conflitti può essere trasformata dall’amore. La civiltà dell’amore, espressione cara a Papa Paolo VI, non è utopia, può essere costruita con l’impegno, può vincere la cattiveria e l’egoismo. Gino offre la sua vita per amore a Cristo Re, alla Chiesa, all’Italia. Quando anni fa raccoglievo le testimonianze per la postulazione della causa di beatificazione di Gino Pistoni mi venivano le lacrime, davanti alla bellezza della sua testimonianza d’amore. Offrire la vita è l’amore più grande”. Monsignor Pier Giorgio ha pregato perché l’esempio di Gino Pistoni ci incoraggi a costruire la civiltà dell’amore e ad essere pronti a offrire la vita, anche per chi è lontano da noi e dalle nostre idee: proprio come ha fatto Gino, che anziché fuggire e salvarsi è tornato indietro a soccorrere un nemico sconosciuto ferito.
Il pensiero di monsignor Debernardi è andato anche ai giovani del Burkina Faso, dove ha svolto il suo ministero sacerdotale negli ultimi anni; giovani che vogliono emigrare, ma che per raggiungere terre migliori, devono attraversare il deserto e il mare, nei quali molti muoiono.
La Santa Messa è stata concelebrata da dieci sacerdoti, i tra i quali l’assistente nazionale dell’Azione Cattolica giovanile don Gianluca Zurra e i “nostri” don Piero Agrano, don Arnaldo Bigio, don Genesio Berghino, don Geofrey Mulangwa, oltre a padre Beppe Giunti, assistente della cooperativa “Company” che gestisce la Casa Alpina Gino Pistoni di Gressoney.
I canti della Messa sono stati guidati per la prima volta dal Coro Baiolese, che dopo la celebrazione ha eseguito due canti della resistenza partigiana. Alla commemorazione erano presenti i rappresentanti delle Anpi Valdostana e Canavesana, oltre ai famigliari di Gino Pistoni, tra cui il fratello Piergiorgio.
Pierangelo Monti Gruppo Amici Gino Pistoni