Anche i pascoli delle nostre valli iniziano a patire la sete.
Per gli oltre 43mila bovini da carne e latte negli alpeggi l’estate in montagna durerà meno del previsto.
Molti margari prevedono già di anticipare la discesa a valle per mancanza di erba e per l’impossibilità di abbeverare gli animali.
Sulle nostre montagne la siccità ha già fatto perdere circa il 30% di erba e la poca erba rimasta è ormai gialla, il colore che normalmente si vede a fine agosto.
La “demonticazione” che normalmente avviene da metà a fine settembre, potrebbe verificarsi già a fine agosto, passando dal pascolo in quota al foraggiamento in stalla un mese prima del solito. Una scelta obbligata che metterà in seria difficoltà economica gli allevatori che dovranno iniziare prima del previsto a dare fondo alle scorte di fieno oppure dovranno acquistarlo anticipatamente subendo le quotazioni folli che, in questa estate del caldo e delle speculazioni, arrivano anche a 30 euro al quintale contro i 15 euro al quintale delle annate “normali”.
Una mucca consuma, in media, dai 12 ai 18 Kg di erba fresca o dai 6 bai 9 kg di fieno al giorno, a seconda della razza e dell’età.
La perdita di erba in montagna sta già causando anche una perdita di latte di circa il 20%, perdita che è destinata ad aumentare se non pioverà nei prossimi giorni.
Il latte prodotto nelle valli torinesi, dalla val Pellice fino ad arrivare alla val Chiusella e alla bassa valle Dora Baltea, è utilizzato per i formaggi più pregiati tra cui la Toma di Lanzo, la Toma di Condove, la Toma del lait brusc, il Blu del Montenisio, il Plaisentif, il Cevrin, la toma ‘d Trausela, il Seirass del fen, e il burro d’alpeggio, prodotto sempre più quotato.
Tutte eccellenze gastronomiche che potrebbero subire un drastico calo di produzione se continuerà a diminuire il latte di montagna.
Di fronte a questa situazione, al ritorno anticipato in pianura c’è il rischio che molti allevatori siano costretti a vendere i proprio capi per l’impossibilità di fare fronte ai costi per il mantenimento in stalla.