Commentare le violenze che hanno funestato le scorse settimane appare poco utile: c’è la sensazione di riportare sempre gli stessi pensieri, mentre urge l’esigenza di frapporre, alla mancanza di rispetto dell’altro, esempi, storie nuove, in cui l’essere umano, l’altro appunto, ha un valore, in cui il dialogo è una delle forme di risoluzione dei conflitti più efficace e in cui la conoscenza diventa il porto da cui partire per favorire l’accoglienza.
Sul valore della conoscenza, del dialogo e della narrazione, a Roma, per tutto il mese di agosto, l’Associazione di promozione sociale che da anni dirigo – Gruppo Accademia –, ha in atto un progetto dal titolo “Hansel, Gretel e la fata Smemorina”. All’interno del bando per l’estate romana 2022 dal titolo “Riaccendiamo la città, insieme”, abbiamo voluto partecipare con un progetto che avvicinasse età e culture differenti usando le favole tradizionali come un ponte.
Le favole dovrebbero accompagnare l’infanzia di ognuno, aiutano a crescere, ad affrontare le esperienze negative della vita e, ogni Paese del mondo ha un proprio repertorio. Parte di queste testimonianze le stiamo condividendo con i bambini e gli anziani che popolano la città durante un mese che, tradizionalmente, è dedicato alle vacanze. In ventitré giorni desideriamo coinvolgere il pubblico in un giro del mondo ideale, utile a scoprire i personaggi e le storie che ci trasportano in Paesi e culture lontane.
La narrazione e la trasmissione dei saperi attraverso il racconto è esperienza di tutti, sviluppare l’attenzione utile all’ascolto, la capacità di riassumere gli elementi essenziali di una storia, partire, da una storia raccontata per trovare gli elementi comuni, è ciò che tentiamo di stimolare in chi partecipa al nostro progetto.
Oltre alla parte di narrazione, ci sono tanti laboratori, adeguati per i livelli di età e di competenze, che si legano alla storia del Paese scelto per quel giorno e che permette di farla propria attraverso l’uso di canali di comunicazione diversi, come il disegno, la modellazione o la drammatizzazione.
I giochi popolari rimandano a materiali poveri e alla possibilità di reperire facilmente l’occorrente per sfidarsi o per collaborare alla realizzazione di un obiettivo. Vedere che ogni partecipante, soprattutto in là con gli anni ricorda di aver fatto quel gioco e che, nel suo Paese si chiamava in un determinato modo, apre le porte al riconoscimento che tutti i bambini sono uguali e che tutti hanno diritto al gioco, alla pace, alla possibilità di imparare e così via. Così la storia di Issam, improvvisato mercante del Marocco, ci permetterà di riflettere sul valore dell’onestà; la storia di Kamrul, del Bangladesh ci permetterà di interrogarci sul valore dell’amicizia.
Altro elemento fondante di questo progetto è la merenda multiculturale. Un paese si conosce anche attraverso la propria cucina, i suoi sapori, i profumi, che narrano storie di vita e di accoglienza. Solo stabilendo legami tra le culture potremmo aspirare a sentirci cittadini di un unico mondo, un mondo capace di accogliere la diversità dell’altro, capace di porre l’accento sui valori comuni e sulla conoscenza come arma contro le barriere dell’ignoranza, degli assolutismi dettati dai limiti personali. Siamo consapevoli che non cambieremo il mondo ma siamo sicuri di aver usato tutte le nostre forze positive per tentare di farlo.