Il recente viaggio compiuto dal Santo Padre Francesco in Canada, dove ha reso giustizia alle sofferenze patite dai nativi, è un buon motivo per ricordare pure i tanti missionari cattolici che si prodigarono per portare quelle popolazioni sulla via del bene e del progresso, senza alcuna violenza.

Il più famoso dei nostri missionari impegnati tra i nativi d’America fu certamente il padre gesuita Eusebio Francesco Chini (l’immagine è tratta dalla rivista Jesus), il quale ebbe poi il cognome mutato in Kino per adattarlo alla pronuncia di quelle popolazioni.

Nato nel 1645 a Segno, in provincia di Trento, fu a un tempo civilizzatore e difensore degli indios, esploratore, cartografo, cosmografo, pioniere, fondatore di missioni e di “ranchos” (fattorie) nei quali introdusse l’allevamento del bestiame brado e la coltura di cereali importati dall’Europa.

Inoltre, il padre Chini (detto anche Chino e Kino) fu il primo ad aver dimostrato che la bassa California era una penisola e non un’isola, come si credeva in quel tempo. Fu pure autore di molte mappe assai accurate di quella parte d’America compresa tra il fiume Colorado e il golfo del Messico.

Nel corso della sua vita errabonda di missionario–esploratore, egli fece più di cinquanta viaggi con percorsi da cento a mille miglia ciascuno.

Gli indios lo chiamavano “padre a cavallo”, appunto perché era un viaggiatore instancabile.

La prima missione da lui fondata fu quella di Loreto nel 1697, situata nella bassa California; poi venne quella di San Xavier du Bac, vicino a Tucson, in Arizona.

In America fu sempre considerato un grande missionario mentre invece poco si sapeva di lui in Italia.

Infatti, la causa per la sua beatificazione fu introdotta nel maggio del 1971, 260 anni dopo la sua morte avvenuta il 15 marzo del 1711 nella missione-villaggio di Santa Magdalena, poi chiamata Santa Magdalena de Kino in suo onore.

Molte città del sud-ovest degli Stati Uniti ebbero origine dalla sua opera civilizzatrice che lo rese assai famoso e benvoluto.

Per questo motivo nella Rotunda del Capitol di Washington fu posta una statua che lo raffigura, dono dello Stato dell’Arizona.

Anche in altre città americane vi sono statue e monumenti a lui dedicati, compreso quello eretto a Phoenix, in Arizona, dove è raffigurato a cavallo.

L’opera civilizzatrice da lui iniziata in America fu continuata da altri missionari gesuiti, tra i quali il suo amico Gianmaria Salvaterra di Milano e i siciliani Francesco Maria Piccolo e Francesco Saverio Saetta.

Fecero seguito tante altre opere di bene compiute da missionari gesuiti per i nativi d’America, ragion per cui si può affermare a buon diritto che vi è una continuità storica e morale del loro impegno, a questo riguardo, fin dl tempo di padre Chini.

Ora, questa continuità è degnamente rappresentata da Papa Francesco, anch’egli gesuita, il quale sostiene a sua volta i diritti di quelle popolazioni.

Roberto Damilano