Oggi è l’8 settembre ed è difficile non rammentare il 1943, una data scolpita nella storia contemporanea del nostro Paese, quando l’Italia di Mussolini si sfilò dall’alleanza con la Germania di Hitler consegnando il Paese nel caos, nell’occupazione e nella tragedia della guerra civile, nel corso di una guerra mondiale chiaramente perduta. Ma non di questo scriverò in questa rubrica.
L’8 settembre 1527 morì fra’ Benvenuto Biandrate di San Giorgio. Venne seppellito con gran pompa e in un magnifico monumento funebre nella chiesa di San Domenico a Casale Monferrato. Ottenne, dall’imperatore Carlo V d’Asburgo, San Giorgio Canavese come suo feudo personale. Oltre ad essere frate fu un guerriero e cronista del marchesato di Monferrato.
Ma neppure su questo mi dilungherò quanto piuttosto sul fatto che… si torna a scuola! L’evento epocale che ci sta coinvolgendo è il ritorno degli studenti, dai più giovani a quelli delle secondarie superiori e anche di quelli che frequentano la facoltà eporediese di Scienze Infermieristiche. Insomma la città si ritroverà ad essere più animata rispetto ai mesi estivi e ai tempi della pandemia! Tiriamo un respiro di sollievo perché inevitabilmente la loro presenza sarà un gradito ritorno della gioventù.
Quanti ricordi ci prenderanno: ricorderemo le ansie dei nostri primi giorni di scuola, quelle per i nostri figli e magari quelle dei nostri nipoti. Torneremo studenti almeno per un giorno, il primo, quello che ci ha sicuramente segnati nell’animo e quindi nel ricordo. Torneranno gli autobus e riempiranno di gente il centro e non solo! Si registreranno impennate di vendite di panini e altre ghiottonerie studentesche. Ai miei tempi delle superiori a Ivrea erano usciti i Big Babol che è l’onomatopeica dell’inglese Big Bubble (grande bolla); gomme che furono studiate appositamente per facilitare la formazione di grosse bolle. Fu subito una gara a chi le faceva più grosse, poi quando esplodevano in aula mentre la professoressa spiegava, scoppiava il putiferio e l’arrabbiatura del docente. Furono vietate in aula, ma qualche temerario continuava.
Quando ti chiamavano alla lavagna e tu masticavi come un ruminante rumoroso, ti facevano buttare la gomma nel cestino. Ricordo distintamente che era vietato sputarla direttamente nel cestino, ma dovevi prima prenderla con la mano e girarti dall’altra parte. Presto sotto le nostre sedie si formava uno spesso strato gommoso stemperato e anche sotto i banchi. Altrettanto spesso, i campioni di bolle si trovavano i resti esplosi della gomma appiccicata sulla faccia.
Invece pochi anni prima, quando ero ancora alle scuole medie, era esplosa la mania delle palline Clic Clac: due sfere di plastica trattenute da una corda. Si prendeva la metà della corda, si agitava la mano e le due palline cozzavano tra di loro sopra e sotto il polso facendo appunto Clic Clac! Anche lì fu un continuo: all’intervallo si tiravano fuori e via sempre più veloci, finché una nostra compagna abilissima si fratturò il polso!
Poi c’era l’odore dei libri nuovi e il mitico diario che ci avrebbe accompagnati ogni giorno per quell’anno: subito si studiavano i prossimi giorni festivi, le vacanze di Natale e il mitico Carnevale di Ivrea diventava l’occasione per iniziare a stilare un progetto di strategia d’attacco alle altre scuole per l’altrettanto mitica “liberazione”!