Giovedì 8 settembre ha preso avvio in Cattedrale il Festival “Rosario Scalero.
Sul sentiero dei talenti”, che proseguirà fino al 17 dicembre. Serata con valenze plurime: artistiche, religiose, affettive.
I canti e i suoni hanno festeggiato la Madonna, di cui la Chiesa ricorda, proprio l’8 settembre, la natività; la diocesi anche ha festeggiato i dieci anni di consacrazione episcopale di monsignor Edoardo Cerrato; è stata inoltre l’occasione per alcuni studenti del “Botta”, con lo studioso Fabrizio Dassano, di fornire interessanti informazioni sulle vite di canavesani illustri, con letture tratte dai libri “Personaggi egregi di Ivrea e Canavese” di Federico Perinetti e “Il maestro Angelo Burbatti. Una vita per la musica” di Tiziano Passera. Protagonisti della manifestazione sono stati il Coro della Cappella musicale “Santa Maria Assunta” della Cattedrale di Ivrea diretto da Maria Ausilia Fiorina; l’Orchestra dei ragazzi della Cappella musicale della Cattedrale di Yporegia diretta da Lee e Antonio Mosca; le Trombe della Cappella musicale della Cattedrale d’Ivrea; gli allievi dei Corsi superiori Suzuki di Liana Mosca; Alessandro Veneri all’organo.
Monsignor Cerrato ha aperto la serata con un discorso breve e sentito in cui, parlando ai suoi ”figli” con semplicità e affetto, ha ringraziato e si è detto lieto di aver ricordato questi 10 anni in tre momenti particolari: con un gruppo di giovani canavesani a Piacenza; in un momento di spiritualità al monastero di Saint Oyen; con la serata artistica in Cattedrale.
“Non merito tutto questo – ha detto – e non meritavo neanche di essere ordinato vescovo…”.
Penso che i presenti non fossero d’accordo… ma non ci ha lasciato il tempo di esprimere la nostra stima e riconoscenza almeno con un applauso, chiedendo subito un minuto di silenzio in memoria e suffragio della regina Elisabetta appena scomparsa.
Di Rosario Scalero (Moncalieri 1870- Montestrutto 1954), grande concertista e compositore vissuto a New York e poi al castello di Montestrutto fino alla morte, si è già tanto parlato.
Aggiungerò solo che fu compositore fecondo, scrisse opere strumentali e vocali toccando vari generi musicali.
Suo era il primo pezzo in programma, “Passa la nave mia” per quintetto d’archi e soprano, su testo di Carducci, trascritto da Sandro Frola, soprano Diane Teresa Rama: una cupa tristezza, magistralmente espressa dal com[1]positore ed efficacemente interpretata dalla cantante, supportata dalla bravura degli archi, in una perfetta integrazione voce-strumenti.
È seguito il Concerto in sol minore per violino, archi e continuo di Antonio Vivaldi, nel quale si sono alternate tre soliste, una per movimento, suonando a turno il violino di Scalero donato ad Antonio Mosca: il classico concerto codificato da Vivaldi (che ne compose centinaia), con due tempi veloci o moderati molto ritmati, che incorniciano un movimento lento. Bellissimo il concerto eseguito giovedì sera, con la linearità e chiarezza vivaldiane, il solito “spirito” del musicista veneto e un Largo struggente eseguito con estre[1]ma raffinatezza e delicatezza e perfetta fusione e integrazione fra solista (cioè, le tre soliste…) orchestra e basso continuo, eseguito dal maestro Veneri all’organo.
Esecuzione decisa e morbida a un tempo, bravissimi gli archi dal suono limpido, pulito e intonatissimo.
Ottima anche la Sonata in re maggiore per due trombe, organo e basso continuo di un altro compositore barocco, Petronio Franceschini (Mattia Iseppato e Francesco Pozzo trombe, Alessandro Veneri organo e Giovanni Pozzo al violoncello, cui era affidato il continuo).
Un plauso caloroso a Lee e Antonio Mosca, musicisti stimati in Italia e all’estero, fondatori della Scuola Suzuki canavesana, che hanno curato la parte strumentale del concerto (coadiuvati dalla loro figlia Liana).
Un grande plauso anche al maestro del coro Maria Ausilia Fiorina: dirige con ottima preparazione musicale, decisione, sensibilità e passione, trasmettendo questo suo forte sentire ai coristi, che cantano con gioia e naturalezza, perfettamente coesi e affiatati in esecuzioni caratterizzate da grande partecipazione emotiva e raffinatezze dinamiche, agogiche e timbriche che, nelle musiche sacre, aiutano a creare un clima di profonda spiritualità.
Così, nel concerto di giovedì scorso, il coro ci ha fatto gustare al meglio due brani del grande musicista montaltese Angelo Burbatti, per decenni organista della Cattedrale: “Ecce Sacerdos magnus”, imponente, con parti polifoniche alter[1]nate a parti armonico-accordali; e il canto “Sei pura, sei pia”, toccante, semplice, scorrevole lode alla mamma celeste.
Gioioso il canto “Lodate Maria” di Lorenzo Perosi, proprio adatto alle ricorrenze che si festeggiavano, così come l’“Ave Maria” di Alessandro Ruo Rui, compositore contemporaneo presente in duomo, graditissimo ospite; e,per concludere, “Inni cantiam di giubilo” di Ernesto Dalla Libera.
Una serata veramente… giubilante! Splendido concerto, ottimo inizio del Festival “Scalero”!
Carla Zanetti Occleppo