La scuola che riapre la porte non ha solo il compito di accogliere giovani menti: ha anche il dovere di fare di tutto per alzare competenze linguistiche e logico matematiche; di rafforzare quelle attività non cognitive, come i fattori comportamentali, gli interessi e gli obiettivi personali, le competenze che la persona usa nella propria quotidianità, il benessere soggettivo e l’attenzione alla salute; così come deve prendersi cura degli aspetti emotivi dei propri allievi.
Si rientra a scuola con la pandemia alle spalle, lontana, senza mascherine, potendo rompere quelle barriere che hanno distanziato gli studenti tra loro ma anche gli insegnanti dai loro studenti.
In tutto l’ardore per la ripresa delle lezioni in classe sarebbe importante tenere in giusta considerazione il problema della povertà scolastica. Le statistiche, quelle delle prove Invalsi tra tutte, ci raccontano di un’Italia fanalino di coda nelle competenze acquisite dai nostri alunni nelle capacità logico matematiche o nella comprensione ed elaborazione di un testo scritto.
Sappiamo, e ne abbiamo già scritto in passato, come l’analfabetismo funzionale stia dilagando tra persone con età e competenze differenti, rendendo tanto il giovane quanto l’anziano, incapace di leggere criticamente un testo scritto, di analizzare quello che viene riportato “tra le righe” o di distinguere notizie vere da notizie create ad arte. Gli anni della pandemia hanno indotto a comportamenti ed azioni volte al lasciarsi andare, a declinare un’analisi matura e profonda degli avvenimenti.
La disparità sociale che ha falcidiato molte giovani menti, allontanandole dal contesto scolastico per disamore e disaffezione ma anche perché mancavano i più banali servizi, ha fatto sì che le competenze acquisite prima con una certa scioltezza si siano adesso quasi del tutto annullate.
Personalmente non mi stancherò mai di sensibilizzare gli insegnanti sul fatto che bisogna avere un atteggiamento ancora più creativo con gli studenti, affinché possano riprendere un ritmo scolastico fatto di saperi, di impegno costante e di responsabilità. La proposta di Save the Children, in merito al contrasto della povertà educativa è una maggiore presenza dei servizi di tempo pieno, un maggiore e migliore accesso alle mense scolastiche, più palestre per garantire l’attività sportiva, più risorse per l’istruzione. Bisognerebbe poi avere un corpo insegnante preparato e motivato, perché la vera forza della scuola è il suo corpo docenti.
Non basta una scuola che fa tante attività extracurricolari se queste non sono sostenute e valorizzate dagli insegnanti.
Forse, la lotta alla povertà educativa si potrà vincere se ogni attore del mondo della scuola, e di chi gira intorno alla scuola, si impegna con assoluto rigore a preservare i bambini da un futuro incerto, fatto di abbandono scolastico, di ristrettezze sociali e di mancate opportunità.
Se tutti, dai politici ai bidelli, passando per insegnanti ed operatori scolastici, mettessimo realmente i bambini e la scuola al centro di un piano progettuale infinito, incapace di esaurirsi e capace di rinnovarsi costantemente, forse potremmo farcela ad avere un futuro ricco di rispetto, a formulare pensieri e giudizi sulla base di informazioni acclarate e capace di non farsi raggirare e truffare dal primo venuto, solo perché leggermente più scolarizzato.