Il premier Draghi ha impresso una svolta alla confusa campagna elettorale lanciando un monito preciso alle forze politiche: gli interessi dell’Italia sono nell’Europa unita. Il presidente del Consiglio ha fatto riferimento al voto del Parlamento europeo contro l’ungherese Orban, sovranista, amico di Putin, accusato di gestione illiberale dello Stato. Draghi ha chiesto di scegliere “alleati europei in linea con l’Italia”: un richiamo preciso alla Meloni e a Salvini, che a Strasburgo hanno difeso Orban.
Il presidente del Consiglio, nel sottolineare la rilevanza delle scelte di politica estera, ha contemporaneamente ribadito il pieno sostegno all’Ucraina aggredita da Mosca, criticando la Lega per la richiesta di sospensione delle sanzioni al Cremlino, e polemizzando con l’ex premier Conte per il rifiuto di armi a Kiev: “quale difesa a mani nude?”. Il centro-destra ha accusato il colpo, ha reagito, ma Draghi non ha cambiato direzione; anzi. Dalla sua parte anche Berlusconi che ha minacciato l’uscita dal governo (che deve ancora nascere) se non sarà seguita la linea di Bruxelles.
La priorità alle scelte europee (sono scesi in campo anche il tedesco Scholtz contro la Meloni e la francese Marine Le Pen in difesa di Salvini) ha offuscato le quattro sfide tra le coalizioni e all’interno delle alleanze:
1) Letta-Meloni: si contrappongono due visioni alternative della società, dal giudizio opposto sul Governo Draghi all’antifascismo, dal presidenzialismo al ruolo della Costituzione repubblicana; c’è convergenza unicamente sul sostegno all’Ucraina, mentre resta forte anche la divisione sui temi etici.
2) Salvini-Meloni: il leader leghista teme il sorpasso di Fratelli d’Italia e la perdita della guida della coalizione di centro-destra; ha criticato spesso la Meloni che si è pubblicamente lamentata del suo comportamento; Salvini mantiene tuttavia l’appoggio di Berlusconi che teme l’en-plein di FdI.
3) Conte-Letta: il leader dei Grillini ha risollevato le sorti del Movimento con una linea di opposizione totale alla gestione Draghi, collocandosi a sinistra del Pd, nel campo progressista. Letta lo ha accusato di trasformismo, ricordando la sua alleanza con la Lega e le misure del governo giallo-verde contro i migranti; i Grillini puntano all’elettorato del Sud, con la difesa del Reddito di cittadinanza; al Nord fanno leva con il discusso “bonus” per l’edilizia. In ogni caso lo scontro Pd-M5S non sembra di breve durata.
4) Calenda-Berlusconi: il leader centrista (in unione con Renzi) punta al 10% dell’elettorato con la linea Draghi (anche se il premier ha rifiutato ogni ipotesi di secondo mandato); si rivolge all’opinione pubblica moderata affermando che l’eventuale vittoria della destra sarebbe di breve durata perché il Paese necessita di un Governo di unità nazionale. Per parte sua, Forza Italia definisce inconsistenti le ambizioni di Azione – Italia Viva e si colloca come garante democratica dell’intesa con Meloni-Salvini.
Questi forti contrasti confermano la fragilità politica del Paese e rimarcano ulteriormente l’inadeguatezza di una legge elettorale bifronte, proporzionale e maggioritaria.
Alla debolezza del tessuto politico italiano ha fatto riferimento anche il Papa, nel dialogo con i giornalisti al ritorno dal viaggio apostolico in Kazakhstan. Francesco non ha nascosto il suo stupore per la caducità dei nostri governi: una ventina in vent’anni: “Non so spiegarlo, non condanno né critico, non so spiegarlo semplicemente”. Contestualmente ha rilanciato la nobiltà dell’impegno politico costruttivo, con le parole di Paolo VI: “La politica è una delle forme più alte di carità”. Riferendosi al contesto europeo ha riaffermato l’impegno per la pace in Ucraina, con il dialogo, la solidarietà verso i migranti, lo sviluppo industriale, la tutela della natura; non ha nascosto i limiti del sovranismo, ha ribadito l’allarme per l’inverno demografico insieme alla ferma condanna dell’eutanasia (“uccidere non è umano”).
In un Paese fortemente tentato dall’astensione dalle urne, Francesco ha mandato un segnale preciso: ha anticipato la sua presenza, domenica, al Congresso Eucaristico Nazionale, a Matera, con la celebrazione della Messa di buon mattino; in questo modo i partecipanti potranno tornare a casa in tempo utile per votare. Un aperto sostegno alle istituzioni democratiche, che vivono con la partecipazione popolare.