In Europa, dal 2002, ogni anno dal 16 al 22 settembre si celebra la Settimana Europea della Mobilità, allo scopo di coinvolgere istituzioni e amministrazioni, enti e organizzazioni, ma soprattutto cittadini, in funzione della sostenibilità e di una migliore salute urbana, attraverso il cambiamento e rinnovamento degli stili di vita. Tra questi c’è lo spostarsi a piedi o utilizzare la bicicletta per promuovere la salute dei cittadini e dell’ambiente, attraverso minori emissioni di gas e polveri sottili.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) questi fattori sono “il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla” e, dal 2004, sono in atto piani e strategie per ridurre i fattori di rischio che portano alle malattie croniche non trasmissibili, e per potenziare tutte quelle strutture, sanitarie e non solo, che possono essere coinvolte per il benessere del singolo e della comunità. Il miglioramento delle condizioni di salute passa anche attraverso l’attività fisica in tutte le fasce d’età e il contrasto a comportamenti sedentari, con azioni che richiedono l’attenzione di tanti settori diversi.

L’Oms raccomanda di praticare almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana o 75 minuti di attività intensa, e andare in bicicletta o spostarsi per diversi tratti a piedi possono essere un modo facile e sostenibile per mantenere e raggiungere questo obiettivo. Ciò che l’Oms si propone, entro il 2030, è creare società attive (attraverso l’informazione sui corretti stili di vita), ma anche ambienti attivi (intesi come spazi e luoghi dove poter praticare attività fisica), e anche persone attive (attraverso programmi e opportunità per modificare e migliorare il proprio stile di vita), e costruire sistemi attivi attraverso politiche di territorio capaci di promuovere l’attività fisica a tutti i livelli d’età.

In Italia, il Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025 “Guadagnare Salute” promuove stili di vita non sedentari lungo tutto l’arco dell’esistenza. I dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità circa la mobilità attiva vede il nord più pronto a usare la bicicletta rispetto alle regioni del sud, così come un maggior uso della bicicletta è sostenuto da persone di ceto sociale medio-alto, o dalle persone immigrate. Per facilitare attività fisica o spostamenti a piedi per lavoro, bisogna però promuovere la mobilità pubblica sostenibile per chi deve percorrere distanze importanti. Aumentando i collegamenti di bus e pullman e ampliando gli orari di percorrenza, molte persone potrebbero sentire il piacere di lasciare l’auto a casa.

I benefici di un’attività fisica anche leggera, ma costante nel tempo, sono indubbi: riduzione del rischio cardiovascolare, di diabete e di peso corporeo, miglioramento della salute psicologica, controllo dello stress… Si calcola che il rischio di mortalità a causa di patologie croniche si ridurrebbe del 10%, garantendo non solo una vita più lunga, ma anche una salute migliore. Oltre all’individuo e alle spese sostenute per l’assistenza medica, della mobilità attiva finirebbe con il beneficiare l’ambiente, e non solo in merito all’inquinamento atmosferico.

Il processo di cambiamento dei comportamenti è sempre un percorso lungo e non facile da attuare, ma su di esso si deve insistere attivando persone e istituzioni, entrando anche nella logica di un concetto di benessere più ampio e che raccoglie l’intera comunità.