“Padre Pio, uomo del terzo millennio”: una figura attuale e molto venerata, anche nella città di Ivrea, dove da anni il Gruppo di Preghiera di San Pio, dedicato alla “Regina del Monte Stella”, celebra il santo frate cappuccino con solennità e devozione.
Quest’anno, dopo due anni di attesa, si è potuta svolgere anche la processione, a cui è seguita la Santa Messa, officiata dal Vescovo Edoardo e resa ancor più solenne nel ricordo del ventennale della canonizzazione.
Numerosa la partecipazione dei fedeli, così come dei sacerdoti concelebranti, ma anche delle associazioni di volontariato e della protezione civile, che hanno curato l’organizzazione tecnica dell’intera processione, accompagnata dalle note della Banda musicale di Loranzè, mentre durante la Santa Messa, il Coro della Cattedrale ha permesso di creare un clima di preghiera e partecipazione.
“Sul volto dei Santi contempliamo il volto di Colui che hanno amato, si scorgono i tratti del volto del Signore Gesù”: così monsignor Edoardo, all’inizio della sua omelia, ha voluto sottolineare la meta verso cui la devozione ai Santi deve tendere, quella di farsi “alter Christus”, così come il Frate del Gargano nella sua vita è stato, “nel suo mostrare misericordia in confessionale, nel suo aprire le braccia per benedire e accogliere, e, ancor più, nel suo misterioso modo di incarnare Cristo nelle stimmate, nella sua stessa carne”.
Guardando a questo umile “frate che prega”, come amava definirsi in molteplici occasioni, non si può che sottolinearne, a distanza di vent’anni dalla canonizzazione, avvenuta in Piazza San Pietro il 16 giugno 2002, due aspetti di riflessione nella contemporaneità.
“A esser conformi all’immagine del figlio suo” (Rom 8, 29): la santità, chiamata universale che deriva dalla grazia battesimale, è un concreto mettersi in cammino sui passi di Cristo, che ha ribadito: “vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate, come ho fatto io” (Gv 13, 15).
Nella sua vita terrena, Padre Pio ha permesso a Dio di operare nella sua stessa esistenza e nella sua carne, “spalancando le braccia all’Amore, nel desiderio sempre ardente di imitare il Maestro” (San Giovanni Paolo II, Omelia Beatificazione, 23 maggio 1987).
“Lasciarsi plasmare”: senza opporre resistenze tipicamente umane – le “ricchezze” del vangelo domenicale – o contrastare l’agire della Grazia, è questo il più grande merito di San Pio, e, con lui, di ogni Santo; diventare talmente fiduciosi verso Dio da abbandonarsi totalmente a Lui, in ogni occasione, anche nelle tante difficoltà che si sono susseguite nella sua vicenda terrena, “come un bambino, in braccio a sua madre” (Ep. I, 800).
“Tu mi hai nascosto a tutti, ma sin d’allora hai affidato al tuo figliolo una missione grandissima che è nota a Te solo e a me” (Ep. III, p. 1009): nella sua vita di profonda preghiera, cuore della missione stessa di Padre Pio, ha saputo diventare “segno luminoso – citando le parole di monsignor Edoardo – corpo che emana calore di vita”, attraverso il diventare, usando le parole dell’omelia di canonizzazione, pronunciate da San Giovanni Paolo II: “dispensatore della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza, la direzione spirituale, e specialmente l’amministrazione del sacramento della Penitenza”.
In conclusione, citando Padre Cantalamessa: “Se tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – e questo lo si scorge in particolare nei gruppi di preghiera e in tanti fedeli a lui devoti – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi, è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è poi come dire l”amore”.
Elisa Moro