La sera di giovedì scorso 6 ottobre, sono iniziati i festeggiamenti per la festa patronale di San Calocero: in serata, in chiesa parrocchiale, ha tenuto un concerto d’organo il maestro Paolo Tarizzo, organista titolare della chiesa di San Filippo in Torino e docente per la cattedra di Acustica Musicale presso il Conservatorio di Sassari, che ha eseguito brani di Bach, Frescobaldi e Rameau.

Nell’intervallo è stato presentato il libro “I cinquecento anni della chiesa parrocchiale di Caluso 1522-2022”, curato da Gustavo Gnavi.

Il curatore ha subito fatto una precisazione: quanto scritto nel libro non è la storia della chiesa parrocchiale di Caluso; per scriverne la storia ci sarebbe voluto più tempo e soprattutto più esperienza in questo campo.

Il volume è un insieme di documenti che, partendo dal 1522 e arrivando circa a metà dell’900, permettono di avere un’idea delle travagliate vicende che hanno rallentato la costruzione della chiesa. Infatti se la posa della prima pietra avvenne, appunto, il 25 aprile del 1522, la consacrazione si ebbe solo nel 1879, ben 377 anni dopo. Nella prima parte del testo troviamo il documento della posa della prima pietre (in latino e italiano; l’originale purtroppo non è stato trovato) e alcuni documenti di visite pastorali.

Seguono il contratto per la costruzione dell’organo con i fratelli Serassi e la delibera del Comune, del 1748, per i festeggiamenti in occasione del trasporto dell’urna con la reliquia di San Clemente, donata da Amedeo conte di Masino e Marchese di Caluso (e padre del più famoso Tommaso ValpergaCaluso) nella nuova cappella appena costruita. Seguono poi i lavori per l’ampliamento del coro della chiesa, quelli per il rifacimento del tetto con tanto di collaudo che trova i listelli troppo piccoli tanto che “i coppi non possono sussistere” e un accenno alla costruzione della sacrestia e di altri locali.

Interessante anche la diatriba tra parroco, sindaco e un gruppo di calusiesi, siamo nel 1827, su di un completo rifacimento della chiesa, rifacimento che prevedeva una chiesa a una sola navata con grande cupola, ma che verrà bloccato dal sovrintendente ai lavori perché il Comune non era riuscito a precisare dove avrebbe trovato i fondi per l’opera.

Altre discussioni si avranno in occasione del 400° anniversario fra l’arciprete don Germano Ravetti e il Comune, perché il reverendo inizia e porta avanti i lavori di restauro e abbellimento e il Comune contribuisce solo in parte alla spesa.

E dei rapporti Comune-Parrocchia si parla nella seconda parte del libro.

È da sottolineare anzitutto che la chiesa venne costruita per volontà del Comune perché le due chiese parrocchiali, di San Calocero e di Sant’Andrea erano piccole, scomode e malandate; e sempre il Comune provvide anche a fondare il Beneficio della Beata Vergine Maria delle Grazie o di Santo Spirito, per mantenere un sacerdote. Nel 1581 la nuova chiesa divenne chiesa parrocchiale e iniziarono gli scontri fra parroco e cappellano del Beneficio anche a causa dell’incertezza nell’interpretazione del testo.

Troviamo riportato l’atto di costituzione del Beneficio, del 1585 (testo giacente nell’archivio comunale) e le ricerche fatte dall’arciprete Ravetti per chiarirsi le idee sui compiti del cappellano e sui doveri del Comune.

Infine, con gli elenchi di parroci e cappellani del Beneficio, alcune pagine sono dedicate alla storia o leggenda del patrono San Calocero in modo che si eviti la confusione fra questo martire, vissuto nei primo decenni del II secolo e i martiri della Legione Tebea vissuti a fine III secolo.

Chi fosse interessato al testo può chiederlo a parrocchiadicaluso@alice.it o al curatore gustavo.gnavi@gmail.com