Davvero un bell’esordio per la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà, l’anno prossimo, a Lisbona, sotto la particolare protezione della Madonna di Fatima, come è venerata la Madre di Dio che si rivelò alla Cova di Iria, nel 1917, ai tre Pastorelli Jacinta, Francisco e Lucia.
Tanti giovani: di oggi e di un tempo, come si sentirà e vedrà meglio nel video che abbiamo messo a repertorio.
Di un tempo perché, dopo la S.Messa, si sono susseguite le testimonianze di tanti ragazzi che, dal 1991 in poi, sono partiti dalla Diocesi per prendere parte alle Giornate Mondiali della Gioventù che si sono succedute.
Trent’anni non sono pochi, anche se l’embrione delle prime Gmg origina nel 1983 e si può così quasi dire di un quarantennio di questa profetica intuizione pastorale che fu di San Giovanni Paolo II.
Tanti giovani, oggi 20 novembre, Solennità di Cristo Re, all’Oratorio parrocchiale di Strambino: appuntamento alle 15 per la S.Messa presieduta dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato.
Ospite davvero premuroso il Parroco, Don Silvio Faga.
Tutto organizzato con un lavoro preparatorio che si intuisce subito sia stato molto impegnativo, Don Davide Rossetto, Delegato diocesano per la Pastorale Giovanile.
Poi, protagonisti loro, i ragazzi e le ragazze.
Attentissimi all’omelia del Vescovo, di cui diremo tra breve.
Preparati nell’animare la Liturgia con i canti, che non hanno dimenticato la tradizione delle Gmg, a partire da quel Jesus Christ, You are mi life, che raggiunge immediatamente il cuore e che, a suo tempo (Gmg 2000) consegnò definitivamente il genio musicale del suo Autore, Mons. Marco Frisina, all’ammirazione di tutto il popolo di Dio, non meno che al mondo dell’Arte tout court.
Ne ascolteremo ancora qualche scampolo nel video che correda questo testo.
Video che prende le mosse dall’omelia del Vescovo (poi, nel prosieguo, altri momenti della bella giornata).
Subito a tema, il Presule mette l’accento sul tema, l’idea guida, della prossimo appuntamento di Lisbona:” Maria si alzò ed andò in fretta…” (Luca 1, 39).
Andò, come sappiamo, dalla cugina Santa Elisabetta.
Ma il Vescovo non si ferma certo qui e mette subito in luce l’itinerario pedagogico di queste pietre miliari della Scrittura.
Tre anni fa ispirò il cammino della Gmg l’esortazione con cui il Salvatore si rivolge al figlio della Vedova di Nain (Luca, 7, 11-17) : “Ragazzo dico a te, alzati”.
Poi (Gmg 2021), l’orizzonte missionario :”Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (cfr. At 26,16) colto dagli Atti degli Apostoli.
Ed oggi, di nuovo San Luca con l’immagine di Maria che ha appena vissuto l’esperienza dell’Annunciazione.
Un dinamismo, quello raffigurato dal Vangelo lucano, particolarmente affascinante, si può persino dire “irresistibile”.
Il trittico offerto dai capitoli 7, 8 e 15 è qualcosa di stupefacente, che sarebbe capace di alimentare la riflessione di tutta una vita.
La prima pericope (Cap. 7), è quella che riprende, quell’esortazione di cui abbiamo appena detto: ragazzo, dico a te, alzati.
Una madre disperata.
Non ha che Gesù.
Quante ce ne sono, anche oggi.
Madri di giovani che paiono avere rinunciato al futuro, per inseguire l’illusione delle dipendenze.
Gesù è il solo che possa richiamarli alla vita.
Alzati!
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Poi, al Capitolo 8, la scena si sposta a casa del Capo della Sinagoga, Giairo: la sua figlioletta di 12 anni pare morta.
Anche lui non ha che Gesù.
Anche se la ragazza, lo informano i disincantati contemporanei, è già morta.
Invece, Gesù la prende per mano: “Fanciulla, alzati”.
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E, infine, al Capitolo 15, il monumentale racconto di quel figlio che si allontana dalla casa del padre, perchè vuole essere padrone della propria vita.
Ha ottenuto metà di un’eredità che non gli spetta, perché, fin quando il padre è in vita, non esiste “successione”.
E già in questo surrettizio modo di sovvertire i piani del Diritto e dei rapporti tra uomini, si rende evidente la regìa del maligno.
Che porta il ragazzo all’illusione di una libertà presto rivelatasi effimera, mendace, mentre gli si apre, in tutta la sua durezza, la più realistica immagine della perdizione, anche materiale.
Il giovane perde tutto, mentre in quel Paese sopraggiunge una “carestia”.
E’ in preda ai morsi della fame, nella polvere, stende la mano per contendere le carrube ai porci.
Era finito così.
Ma qui non arriva un invito, un’esortazione, un comando; è lui stesso che torna davvero padrone di sé e decide: mi alzerò.
Ma non basta: il recupero della stazione eretta e, con essa, i caratteri di umanità della vita, resterebbero qualcosa di incompiuto se non fossero parte di un dinamismo che li completa nella prospettiva del ritorno al Padre.
Così si risolve: mi alzerò, andrò da mio Padre.
Non basta ancora: mi alzerò, andrò da mio Padre e gli dirò…
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Il verbo che illustra l’atto di alzarsi, rialzarsi, levarsi, nelle sue varie accezioni (alzati, mi alzerò, si alzò e così via) è riproposto dalla Parola di Dio (un altro famoso esempio, l’invito dell’Angelo a San Pietro in catene, non meno che quello del Padre al Profeta Elia, stanco e sul punto di rinunciare) più di 400 volte.
E già questo potrebbe essere sintomo bastevole a farci comprendere che dobbiamo tutta la nostra attenzione ad una così insistente lezione.
Ma questo trittico lucano è capace di irradiare davvero l’orizzonte esistenziale di giovani, meno giovani, famiglie: famiglie messe alla prova.
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Famiglie che sanno di avere in Gesù: qualcuno che entra nella tua vita.
Ed è questa la seconda immagine offerta dall’omelia di Mons. Edoardo.
Gesù è qualcosa che ti accade.
Non soltanto “con” noi, ma “in” noi.
Si comprende meglio, in questa prospettiva, anche e soprattutto il significato della parola “conversione”.
Non si vive autenticamente, pensandola come se fosse una inversione a U, come quella che compiamo in auto quando ci accorgiamo di avere sbagliato strada.
Certo, anche così, talvolta anche così.
Ma “conversione” significa soprattutto lasciarsi trasformare, da Gesù che vive in noi.
Non una manovra, ancorchè talvolta necessaria, ma soprattutto un cambiamento interiore.
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La cronaca della giornata di oggi, come abbiamo anticipato e come si vede nel filmato, offre tante belle immagini che abbiamo cercato di mettere a repertorio sia nel video, sia nella gallery fotografica, culminate poi nelle testimonianze di chi ha partecipato, dal 1991 in poi (quell’anno in Polona, la prima Gmg in Europa dell’Est).
Apre il mosaico dei racconti un volto ormai noto e non solo in ambito ecclesiale, il Sindaco di Alice Castello, Luigi Bondonno.