Il turismo piemontese si appresta a chiudere il 2022 superando i livelli precedenti alla pandemia e generando l’8% del Pil regionale (pari a oltre 11 miliardi di euro), stando alle proiezioni della Regione e degli operatori.
Tra i comparti più dinamici in questa ripartenza c’è il turismo di montagna, anche grazie alla sua rispondenza a valori e priorità della transizione ambientale ed energetica.
Proprio per questo sono molte le risorse disponibili tra Fesr e Pnrr per avviare questa nuova fase, che è stata al centro dell’incontro organizzato da Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Regione Piemonte e Uncem dal titolo “Una montagna di turismo”.
“È un tema di attualità straordinaria perché la montagna piemontese è un grande propulsore – ha commentato il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia –. Occorre avere visione per guardare lontano e sfruttare i macro-trend globali ma con i piedi ben piantati sulle reali capacità e attitudini del territorio nello sfruttare queste opportunità: questo è un momento cruciale in cui è fondamentale capire dove ci troviamo ma anche dove siamo rispetto al passato e al futuro, trovando un nuovo punto di equilibrio”. L’imminente avvio della stagione invernale non dovrebbe discostarsi troppo dall’andamento positivo finora registrato, anche grazie all’azzeramento delle disposizioni legate alla pandemia.
Tra i settori che dovrebbero trarne i maggiori vantaggi quello degli skypass, che da solo vale 60 milioni ma genera un indotto tra 700 e 900 milioni secondo un recente studio della Facoltà di economia dell’Università di Torino.
A pesare saranno gli alti costi dell’energia, anche se per gli impianti di risalita il costo energetico stimato da Unito – Centro Interdipartimentale Natrisk, non è elevato, essendo stato nella stagione 2019-2020 di circa 37 GWh, pari appena lo 0,62% dell’energia idroelettrica prodotta in Piemonte.
“La voglia di neve c’è – ha confermato Giampiero Orleoni, presidente Arpiet –, ma viviamo alla giornata perché per noi l’energia è la seconda voce di spesa. C’è chi riesce a lavorare con tariffe vecchie e chi invece deve aggiornare i prezzi. Gli aumenti saranno contenuti, e si potrebbe decidere di aprire solo una parte degli impianti nei giorni di minor afflusso o con meteo avverso”.
Agli aumenti limitati dei prezzi contribuisce anche il contenuto impatto economico e ambientale dell’innevamento artificiale, con un consumo idrico pari a 2 milioni di metri cubi acqua a stagione, a fronte ad esempio dei 6 miliardi di metri cubi utilizzati dall’agricoltura in un anno.
Se quindi il turismo della neve nella gestione ordinaria impatta relativamente poco a livello ambientale, ben diverso è l’impatto ambientale che ha avuto negli anni, sulle aree verdi ma anche a livello edilizio.
“Il turismo di montagna può avere un ruolo decisivo nella ricostruzione dell’abitabilità di queste zone. In Piemonte abbiamo tutti gli ingredienti per sviluppare progetti che superino la sola estrazione di valore legata al turismo, a discapito comunità locali. Il turismo può infatti ricostruire le comunità, utilizzando grandi comprensori presenti, con un riutilizzo condiviso che conservi e rilanci l’abilità della montagna”, ha spiegato Antonio De Rossi, dell’Istituto di architettura montana del Politecnico di Torino, che ha indicato nella pluralità delle esperienze e nella coesione del sistema territoriale alcuni degli elementi del “nuovo fermento” intorno alla montagna.
Redazione Web