Alla fine del mese di ottobre, il Ministero della Salute ha presentato il libro bianco “Informare, educare, curare: verso un modello partecipativo ed integrato dell’alcologia italiana”, che apre uno squarcio importante su una realtà misconosciuta e spesso sottovalutata.
I dati raccolti, fino al 2020 ci presentano infatti una situazione gravissima relativamente all’uso e all’abuso di alcool nel nostro paese. Il sistema di rilevazione del Ministero della Salute ha trovato 8,6 milioni di consumatori a rischio – 22,9% maschi e 9,4% femmine – con un incremento annuale rispettivamente del 6,6% e del 5,3%. Colpiti i target di popolazione più vulnerabili: minori (760.000) e anziani (2.600.000) le fasce di età di maggiore criticità.
La pandemia di Covid ha reso ancor più problematico il consumo di tutte le bevande alcoliche tra quanti erano già a rischio. Aumentano le criticità tra le donne, preoccupa molto l’aumento del consumo tra le minorenni: nella fascia di età tra i 16 e i 17 anni la frequenza delle consumatrici a rischio (40,5%) raggiunge quella dei coetanei maschi (43,8%), tra 11 e 15 anni 10 minori su 100 sono a rischio. Cresce anche il fenomeno del “binge drinking” (bere fino ad ubriacarsi), con 4.100.000 consumatori che si sono ubriacati nel 2020, di cui 930.000 tra gli 11 e i 25 anni di età, con 120.000 minori intossicati di cui solo 3.300 hanno fatto ricorso a un Pronto Soccorso, rappresentando comunque il 10% circa dei 29.362 accessi per intossicazione alcolica.
Dei circa 830.000 consumatori con salute già compromessa dai danni causati dall’alcol, con disturbi da uso di alcol e in necessità di trattamento, solo 64.527 risultano presi in carico come alcoldipendenti per cura e riabilitazione nei servizi preposti, ai quali non si è rivolto il 93% circa di quanti attesi per una qualsiasi forma d’intervento terapeutico. In calo, tanto per mancata intercettazione che per inaccessibilità prolungata delle strutture di ricovero e cura, anche le dimissioni ospedaliere per cause dovute all’alcol che sono state 43.445 con perdita della continuità assistenziale, della capacità di screening precoce della rilevazione di epatopatie causate dall’alcol, delle malattie alcolcorrelate e principalmente dello spettro dei disturbi da uso da alcol.
Questi dati ci spaventano perché comprendiamo come l’uso dell’alcol si stia espandendo in modo drammatico tra le donne, anche quelle più giovani, sebbene si conoscano perfettamente i danni diretti ed indiretti alla salute, considerando anche tutti i comportamenti violenti (anche e non solo nell’ambito familiare) e gli incidenti stradali causati dalla guida in stato di ebbrezza.
Diventa dunque assolutamente importante sensibilizzare le donne, e soprattutto quelle più giovani, sul fatto che per ragioni biologiche esse hanno minori capacità di smaltire l’alcol e sono più vulnerabili ai suoi effetti negativi, per non parlare di quelli sul feto e la salute del bambino per le donne in gravidanza o allattamento.
Non va dimenticato che l’alcol è anche uno tra i fattori che si annoverano tra le cause di violenza domestica. Molto frequentemente, sia nell’uomo che nella donna, aggressioni e comportamenti violenti vengono messi in atto dopo il consumo di alcol. L’idea che l’alcol sia una sostanza disinibente, che se usata permette un maggiore divertimento oppure possa combattere situazioni di stress o di bassa autostima, rende le giovani donne più vulnerabili ed esposte in un tempo più breve di quello dell’uomo, a diventare alcoliste con uno sviluppo rapido di complicanze cardiovascolari, epatiche e psichiatriche correlate all’alcol.
Chi oggi già presenta una dipendenza da alcol può contare su una serie di servizi territoriali in grado di sostenere la persona in un progetto di promozione della salute e di uscita dalla dipendenza. Per la donna che usa alcol è importante uscire dalle mura domestiche per rivolgersi a specialisti in grado di accoglierla dal punto di vista medico, psicologico e sociale. È importante avviare un percorso che, attraverso la psicoeducazione consenta alla donna di riscoprire se stessa e di liberarsi dalla schiavitù a cui l’alcol obbliga.