Tristezza, sgomento, rabbia, incredulità per le violenze e i soprusi: sono i sentimenti che emergono guardando al carcere di Ivrea, all’indomani del blitz delle forze dell’ordine, coordinate dal procuratore Gabriella Viglione e dal magistrato Valentina Bossi, impegnate in un’indagine dai risvolti delicati e inquietanti.
36 perquisizioni domiciliari e alla casa circondariale di Ivrea, con la notifica di altrettante informazioni di garanzia rivolte a 45 persone: nei guai sono finiti agenti della penitenziaria, medici, funzionari e direttori.
I reati ipotizzati sono quelli di tortura con violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti, falso in atto pubblico e reati collegati.
Molto il materiale sequestrato per tentare di far piena luce sulle denunce sporte dai detenuti dentro le mura dell’edificio alla periferia della città.
Nessuna sospensione per gli agenti, nessun arresto, nessuna immagine registrata, ma c’è “carta che canta”: quella delle testimonianze di reclusi che hanno fatto tornare “di moda” i luoghi tristi di cui in passato la cronaca già si era occupata, “cella liscia” e “acquario”, spazi vuoti in cui avvenivano pestaggi e isolamento totale.
Ivrea ospita 240 detenuti, i posti sarebbero solo per 200: c’è sovraffollamento che non aiuta ad abbassare le tensioni.
I fatti avvenuti tempo addietro si sommano a quelli più attuali.
“Le indagini finora svolte hanno consentito di raccogliere precisi e gravi elementi probatori oggettivi che hanno fornito riscontro alle denunce prodotte alla Procura di Ivrea nel corso degli anni”, si legge in un comunicato stampa degli inquirenti.
L’inchiesta prosegue per chiarire le responsabilità, ferma restando la presunzione di innocenza in questa fase delle indagini.
I legali di alcuni indagati, professando fiducia nell’azione della magistratura, negano comunque gli addebiti attribuiti ai loro clienti. “Già anni fa, dopo la prima inchiesta avviata nel 2015, avevamo visitato il carcere di Ivrea e denunciato una situazione esplosiva, che aveva provocato un susseguirsi ininterrotto di aggressioni, rivolte, tentati suicidi, richieste di trasferimento – ha dichiarato il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in Regione, Marco Grimaldi, appena saputo del blitz e dell’inchiesta della magistratura eporediese –. Una situazione in cui i carcerati lamentavano non solo sovraffollamento, assenza di alternative alla reclusione tout court, ma veri e propri abusi. Ci aspettiamo che la verità venga al più presto alla luce, se ci sono state violazioni dei diritti umani occorre intervenire subito”.
“Leggere di una ‘cella liscia’ e una ‘cella acquario’ riservate alle botte a all’isolamento fa rabbrividire – conclude Grimaldi –. Aspettiamo gli esiti dell’inchiesta, ma non smetteremo di dire che il nostro grado di civiltà si misura su come trattiamo le persone private della loro libertà. Se i reati ipotizzati fossero confermati, sarebbe una ferita per tutta la collettività”.
Redazione Web