Lo stato maggiore della Regione Piemonte, con in prima fila il presidente Alberto Cirio e l’assessore al bilancio Andrea Tronzano (assente giustificato il collega alla Sanità Luigi Icardi, in missione a Roma), ha voluto essere presente martedì scorso a Castellamonte per illustrare le “prospettive di sviluppo sanitario del territorio”, a partire dalla riqualificazione dell’Ospedale della Città della Ceramica con l’utilizzo di fondi ottenuti dal Pnrr per l’ammontare di circa 4 milioni di euro.
A introdurre l’incontro è stato un soddisfattissimo sindaco Pasquale Mazza, che ha ricordato come la sua Amministrazione sollecitasse da anni “il riutilizzo del presidio ospedaliero, considerata la sua posizione baricentrica sul territorio e l’ampia disponibilità di parcheggi e strutture sottoutilizzate: la Giunta Cirio è stata l’unica a darci risposte concrete”.
Per parte sua, Cirio ha spiegato come “siamo reduci da epoche in cui la parola d’ordine era ‘razionalizzazione’, che in soldoni significa taglio dei servizi decentrati: una cosa inaccettabile, perché l’assistenza sanitaria deve essere uguale per tutti i cittadini, che abitino a Torino o in un paesino montano. La pandemia ha fatto prendere coscienza a tutti dei rischi di una centralizzazione dei servizi: col Covid si passava da casa all’Ospedale, senza reti intermedie che avrebbero potuto offrire cure comunque efficaci, evitando l’aggravarsi di patologie che poi finiscono per intasare gli ospedali. Il sistema in qualche modo ha retto, ma la nostra ferma intenzione è ora di portare avanti una territorializzazione dei servizi, in tutta la Regione. In questo territorio lo abbiamo fatto con l’ormai imminente riapertura del Punto di Primo Soccorso a Cuorgnè, portando avanti il progetto del nuovo Ospedale unico del Canavese (di cui a breve sceglieremo il sito e per il quale ci sono i soldi che consentiranno di averlo pronto ragionevolmente entro 5 anni) per curare le cosiddette acuzie, mentre per tutti gli altri tipi di patologie puntiamo a una rete integrata che comprende Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali, come quelle che saranno ospitate dal presidio di Castellamonte”.
A spiegare che tipo di servizi saranno concretamente attivati a Castellamonte è stato il direttore generale dell’Asl To4 Stefano Scarpetta: “Vi sarà innanzitutto una delle 5 Cot (Centrale Operativa del Territorio, ndr) attivate nell’Asl: sarà presidiata 24 ore al giorno da operatori che coordineranno tanto i rapporti con il 118, quanto i servizi di assistenza domiciliare a casa o nelle Rsa e il raccordo coi nosocomi del territorio. L’Ospedale di Comunità sarà invece una struttura con circa 20 posti letto per pazienti a bassa intensità di cura che necessitano di assistenza infermieristica per periodi brevi, magari dopo le dimissioni da Ospedali per acuzie; avrà una dotazione organica stimata in un medico per 4/6 ore al giorno 7 giorni su 7, più 2 unità a supporto, oltre a una decina di infermieri professionali e 6 Oss. Essenziale sarà poi il ruolo della Casa della Comunità (in zona ne è prevista una anche a Rivarolo), che raggrupperà in un’unica struttura gli studi dei medici di famiglia, i punti prelievi e i laboratori per esami strumentali, specialisti di varie discipline, la sede di associazioni di volontariato (a partire dalla CRI), la Guardia medica notturna nell’ottica di garantire una ‘presenza medica’ 7 giorni su 7 e per 24 ore al giorno”.
I costi per gli interventi strutturali previsti sono pari a 2,5 milioni di euro per l’Ospedale di Comunità, 1,5 milioni per la Casa di Comunità e 150 mila euro per la Cot, tutti finanziati coi fondi del Pnrr.
Quanto ai tempi, la stima è che tutto vada a regime entro la primavera 2026.
Maurizio Vicario
Redazione Web