Nel 1945, nominato assistente diocesano dell’Azione Cattolica della diocesi di Como, don Silvio Riva volle costituire un luogo di formazione alla maturità cristiana, dove si respirasse e vivesse una vera fraternità, piena di slancio apostolico, entusiasmo e gioia: un gruppo di giovani che vivessero un “cristianesimo eroico”.

Chiamò il gruppo Cenacolo, affinché la loro vita e il loro incontrarsi fosse un affettuoso e commosso incontrarsi con Gesù. Tra i tanti giovani che incontrava nel suo servizio diocesano, don Silvio proponeva il gruppo a quelli più decisi, capaci di slancio di proposta e di sacrificio: furono chiamati e tuttora sono conosciuti come i cenacolini. Nella frequentazione del movimento del Cenacolo decine di giovani impegnati nell’Azione Cattolica assimilarono una spiritualità missionaria che li accompagnerà per tutta la vita.

Luigi Mauri, classe 1930, vive a Como città e appena ha saputo della mostra dedicata a Giuseppe Ambrosoli, il beato di Kalongo, si è recato a visitarla. Lo trovo intento a seguire il documentario che racconta la vita e la figura del medico ora beato. “Giuseppe era un cenacolino come me – racconta -: mi ricordo ancora, come fosse adesso, quando arrivava da Ronago alla riunione, tutto bagnato dalla pioggia. Don Silvio lo guardava con affetto e lo mandava a scaldarsi vicino alla stufa. Ma Giuseppe, invece, andava nella cappellina a pregare, approfittando anche di quei momenti per vivere la sua amicizia con il Signore”.

I cenacolini avevano un proprio programma ascetico e formativo, fatto di meditazione e comunione quotidiane, confessione settimanale, esame di coscienza e rosario. Ma lo scopo era la missione. Si recavano regolarmente nelle parrocchie per incontrare i giovani, proponendo una vita entusiasmante e impegnata: essere cristiani. I frutti non mancarono: ben 22 cenacolini seguirono il Signore nel sacerdozio. Tra questi il neo-Beato Giuseppe Ambrosoli.

Guardando le foto della mostra gli occhi di Luigi si inumidiscono per l’emozione, pensando a quell’umile e gentile compagno di cammino, che ora è indicato dalla chiesa quale modello insigne per tutti.

La gratitudine per essere stato tra i chiamati di don Silvio è ancor oggi viva: come tenero è il ricordo di quel generoso, geniale e infaticabile sacerdote, l’apostolo dei cenacolini.
Come diceva don Silvio Riva, “per essere apostoli bisogna essere santi”.