Anche una rappresentanza di sindaci ed amministratori delle valli Orco e Soana ha presenziato sabato 3 dicembre al Castello di Sarre, in Valle d’Aosta, al momento di chiusura ufficiale delle numerose iniziative che hanno scandito i cento anni di istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
All’incontro, che ha visto la partecipazione del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e dei direttori di alcuni Parchi nazionali italiani e del confinante Parco transalpino della Vanoise, era presente in rappresentanza del Piemonte anche il consigliere regionale Mauro Fava, insieme ai primi cittadini di Ronco Canavese Lorenzo Giacomino, di Valprato Soana Francesco Bozzato, di Ribordone Guido Bellardo Gioli, di Noasca Domenico Aimonino, al vicesindaco di Ceresole Mauro Durbano e ai presidenti delle due Unioni montane delle Valli Orco e Soana, Marco Bonatto Marchello e Silvio Varetto.
La data di chiusura delle celebrazioni del secolo di vita del primo e più noto Parco nazionale italiano non è stata scelta a caso: infatti esattamente il 3 dicembre 1922 – come ha rimarcato Italo Cerise (attuale commissario straordinario del Parco, di cui è stato presidente dal 2011 al 2022) – veniva ufficialmente istituito il Parco nazionale attorno all’unico “quattromila” delle Alpi interamente italiano, per preservare un ambiente montano di notevole pregio.
Tra l’altro l’unico dell’arco alpino in cui all’epoca era ancora presente una popolazione di stambecchi, sopravvissuta grazie anche all’istituzione da parte del Re Vittorio Emanuele II, a metà dell’800, di una riserva reale di caccia.
“Il Re formò un corpo di guardie specializzate e fece costruire sentieri e mulattiere – ha ricordato Cerise – che ancora oggi ne costituiscono l’ossatura viaria e formano il nucleo dei sentieri escursionistici dell’area protetta”.
Quella svoltasi al Castello di Sarre – luogo da cui il Re Vittorio partiva per le sue battute di caccia al cospetto dei ghiacciai del Gran Paradiso – è stata anche l’occasione per fare il punto sul futuro del Parco Nazionale, affinché l’area protetta diventi sempre più fattore di sviluppo per la popolazione che vive all’interno dei suoi confini e nelle valli sia del versante valdostano che di quello piemontese, superando definitivamente la conflittualità che ne aveva caratterizzato un difficile rapporto soprattutto negli anni ‘70 e ‘80 del ‘900.
Per intanto, già nelle prossime settimane è atteso il rinnovo della dirigenza dell’Ente Parco, con la nomina di un nuovo consiglio direttivo che dovrà poi eleggere il presidente che prenderà il posto dell’attuale commissario.
“Puntiamo ad una presidenza del Parco di alto livello – afferma a tal proposito il consigliere regionale piemontese Mauro Fava –, che conosca la materia e il territorio e sia condivisa da tutti”.
Certo, archiviati i festeggiamenti i problemi comunque non mancano, primo tra tutti la cronica carenza di personale sia amministrativo che di sorveglianza, anche se per quest’ultimo nei prossimi mesi si porrà almeno parzialmente rimedio con l’assunzione di 9 nuovi guardaparco, alle cui preselezioni, avvenute nelle scorse settimane, si sono presentati oltre 600 candidati. Ma nei prossimi anni la sfida più grande, non solo per il Parco del Gran Paradiso ma per l’intera montagna italiana, sarà riuscire a far fronte al cambiamento climatico in atto, che sta cancellando a velocità vertiginosa la superficie dei ghiacciai alpini e provocando l’innalzamento della linea delle foreste sempre più in quota, con conseguenze tutte da valutare per la fauna e la flora delle terre alte. Una sfida che vale anche per le popolazioni che in quelle valli abitano – benchè lo spopolamento abbia spesso ridotto al lumicino i residenti – , vivendo da sempre in bilico sulla sottile linea rossa che divide la protezione della natura dall’impatto sul territorio delle attività antropiche dell’uomo, alla ricerca di un equilibrio tutt’altro che semplice da realizzare.
Marino Pasqualone
Redazione Web