Siamo all’ultimo capitolo del vangelo di Marco. Prima di entrare nel testo, una precisazione: nella prima stesura, questo vangelo terminava al cap. 16 vers. 8; l’aggiunta dei versetti 9 -20, fa parte delle Scritture ispirate, ritenute canoniche. Questo non significa necessariamente che sia stata redatta dall’evangelista Marco. L’attuale “finale” è conosciuto fin dal II secolo, lo testimoniano la presenza nelle traduzioni dei primi secoli; e resta sempre “una autentica reliquia della prima generazione cristiana”.
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Anche l’evangelista Marco, non si sottrae all’evidenza dei fatti: “coloro che erano stati con Lui” (così’ chiama i discepoli) faticano a credere alle notizie di alcuni di loro, donne e uomini, che affermavano di aver visto Gesù. Fu proprio Gesù ad apparire agli “undici”, mentre stavano a mensa, e a rimproverarli per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. Erano a tavola in undici, Giuda si era perso. Il banchetto ricorda alla comunità che il Risorto è presente nei loro incontri per la cena del Signore.
Dopo questa dura ammonizione, Gesù si congeda da quella piccola e sparuta comunità, dicendo: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. Gesù si fida di loro. Con questo ultimo gesto di estrema fiducia verso gli uomini, tutti gli uomini, di allora e di sempre, Gesù si congeda, senza proclami: “fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro, confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano”.
Fra questi testimoni della prima ora, troviamo Paolo di Tarso: “Ultimo fra tutti gli apostoli e non degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio – dice di sé -. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (1 Corinzi 15, 8 -10).
La presenza del Signore risorto, cammina ancora oggi sulle gambe di grandi testimoni, ma anche di poveri uomini e donne come noi, investiti quotidianamente da tante ansie e paure. Ci ricordiamo del Signore risorto? Forse non sempre… ma Lui certo non si dimentica di noi.
Ezio Actis Perino