Siamo arrivati a Natale e tra pochissimo alla fine dell’anno – diventato vecchio – e all’inizio di quello nuovo, semmai fosse un pochino più leggero del precedente.

Ciò che abbiamo vissuto personalmente e come società nel 2022 ce lo ricordiamo bene, per le sofferenze che ha provocato e le ferite che ha aperto. Ma ci sono state anche tante gioie che bisogna sapere riconoscere. Ciascuno porta nel cuore qualcosa che lo lega al passato mentre cerca di intravvedere gli spiragli di luce del futuro.

Il Natale cristiano è ricco di stimoli, come non mai nel recente passato, fa risaltare maggiormente oggi il contrasto con cui stiamo scrivendo le pagine della nostra storia. Dalle crisi non si esce mai uguali; speriamo migliori, qualche volta peggiori, ma mai uguali. In questo anno che sta per chiudersi, a pochi passi da Natale, abbiamo scritto di eventi e fatti, abbiamo pubblicato immagini, abbiamo parlato di personaggi noti e altri meno conosciuti, abbiamo usato parole comprensibili; tutto concorre a fissare nella memoria nostra e in quella collettiva quanto è avvenuto. “La storia è maestra di vita” diceva Cicerone.

Nella nostra storia irrompe il Natale di Gesù, il festeggiato troppo sovente dimenticato per certe pretese consumistiche che continuiamo ad alimentare. A noi cristiani è affidato il compito di essere luce che illumina, sale che purifica e conserva, lievito che fa fermentare il bene in un senso rinnovato di solidarietà che incoraggia a uscire dall’egoismo per aprirci alla sofferenza e ai bisogni degli altri. Quante capanne, oggi, accolgono chi soffre e stenta a trovare rifugio da guerre, violenze, povertà?

Natale ci invita alla festa della famiglia, e in famiglia, dove si sprigiona il calore delle relazioni più intime, ma che non ci deve far scordare la festa condivisa con chi ha di meno, che è altro e di più della semplice generosità e dell’elemosina. Stiamo programmando un Natale pieno di cose o un Natale pieno di significato? Siamo credenti affannati e agitati nel preparare pranzi, cene e cenoni di Natale e altrettanto disinteressati a trovare il tempo per santificare l’arrivo di Gesù nel mondo?

È importante ricordare e chiarire che il Natale significa la nascita di Gesù. Dunque, augurandoci “Buon Natale” in realtà auguriamo a noi stessi una “buona rinascita” in Gesù.