(f.z.) Molte volte, osservando ciò che di negativo accade nel mondo, siamo trascinati verso una concezione pessimista della Storia: guerre, violenze, catastrofi naturali, epidemie e carestie hanno funestato i secoli e, in un puro bilancio numerico, sembrano prevalere sulle “cose belle”. La più compiuta espressione di questo parere è stata forse data dal saggista tedesco Walter Benjamin, nel suo “Tesi di Filosofia della Storia”, commentando così l’acquerello Angelus Novus, dipinto da Paul Klee nel 1920 e acquistato dal filosofo l’anno successivo.
«Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. L’angelo vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira […] e lo spinge irresistibilmente nel futuro, cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo progresso, è questa tempesta».
Questo è ciò che siamo tentati di concludere attraverso un freddo ragionamento terreno; ma Gesù, un tempo come oggi, ci ricorda l’esistenza di un’altra logica, quella della Fede, che chiama in causa il Regno dei Cieli. Laddove il mondo vede poveri in spirito, noi possiamo vedere dei salvati; quando qualcuno è nel pianto, noi sappiamo che verrà consolato.
Se ci sembra che i miti, in società, siano dei perdenti, Gesù ci fa capire che saranno i vincenti; se vediamo la giustizia terrena funzionare a singhiozzo, possiamo confidare nella giustizia divina. E così misericordiosi, puri di cuore ed operatori di pace, soggetti di comportamenti per lo più disprezzati dal mondo, sono i più vicini a Dio.
Alla luce del Vangelo, senza ricadere in un ingenuo ottimismo, capiamo che quell’angelo, dipinto da Klee e descritto da Benjamin, ha una visione incompleta della Storia. Non avendo le forze per contrastare la tempesta del progresso, con il suo sguardo bloccato e rivolto al passato, egli non può vedere il Regno dei Cieli che Gesù ci indica.
Mt 5,1-12
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».