Oggi, domenica 5 febbraio, si celebra la 45a Giornata per la Vita.

Nino Maruelli, del Centro Aiuto alla Vita di Ivrea, coglie l’occasione per sottolineare che quest’anno c’è una novità: “La Regione Piemonte, il Comune di Ivrea, la Diocesi di Ivrea hanno devoluto contributi per le mamme e la vita nascente – dice Maruelli –. Un cambiamento di mentalità di cui ringraziamo lo Spirito Santo e tutte le persone che da anni si battono per la buona causa della Vita. Il tempo è propizio, Papa Francesco ci ricorda che l’annuncio della Buona Novella ai poveri è impegno di ogni cristiano. Contiamo sull’aiuto di tutti per diffondere la cultura della vita e comunicare alle donne portatrici di una nuova vita che non sono sole; i volontari del Centro Aiuto alla Vita di Ivrea sono a disposizione per rimuovere gli ostacoli all’accoglimento della Vita”.

La morte non è mai una soluzione”.

Il nuovo messaggio della CEI per la Giornata Per la Vita 2023 potrebbe sembrare tetro.

In realtà, dietro la giusta scomodità che genera la riflessione su questi temi, il contenuto è molto più luminoso di quanto non si possa pensare.

Non è banale infatti ricordare che la Giornata è stata voluta dai Vescovi per dare un annuncio di forte speranza a fronte della cultura dello scarto che, con l’approvazione della normativa sull’aborto, entrava legalmente nella società italiana.

Nel promuovere una “cultura di vita”, i vescovi italiani fanno riferimento a tre categorie di persone: la donna con suo figlio in grembo, il malato o l’anziano che affrontano difficoltà legate alla precarietà della salute, i migranti che scappano dalla guerra.

Per tutti loro, dice il messaggio, spesso prevalgono le scorciatoie, veloci e apparentemente semplici, che portano a “risolvere” le difficoltà eliminando le persone concepite, malate, sofferenti, in fuga dalla guerra, dalla fame o dalla miseria.

Scelte talvolta generate da ideologie e interessi economici che spingono a trovare la soluzione nella morte dei più piccoli, dei fragili, degli indifesi.

Quando il figlio è nel grembo della mamma “l’opzione morte” – programmata, organizzata, offerta dalla comunità – è particolarmente drammatica perché colpisce la sorgente di ogni prossimità, il fulcro e il modello di ogni accoglienza.

Infatti, ci ricordano i vescovi, il senso della vita va oltre la fragilità, le minacce e le fatiche, anche quando queste sembrino “insuperabili e il peso insopportabile”.

Dovremmo dunque impegnarci per andare in profondità e ritrovare il significato autentico della parola “libertà” e impegnarci, con lo slancio che sempre caratterizza il popolo per la vita, a “promuovere azioni concrete a difesa della vita”.

La donna non è più sola ad affrontare il dramma di una gravidanza difficile o indesiderata – conclude Nino Maruelli del CAV di Ivrea –. Difendere la Vita è un impegno umano al di là delle ideologie o delle convenienze partitiche. Essere una donna libera significa pensare con la propria testa, informarsi, condividere i problemi, vivere la responsabilità civile verso sé e verso gli altri.

Redazione Web