(elisa moro) – “Incontrare Cristo nella Liturgia”: un invito, quello rivolto da Mons. Edoardo Cerrato ai religiosi, religiose e consacrati, in occasione della giornata della Vita Consacrata, a riscoprire, custodire e vivere la verità e la bellezza del rito, seguendo quanto Papa Francesco ha recentemente scritto nel documento “Desiderio desideravi”.
Molte le realtà religiose diocesane presenti sabato 4 febbraio a Rivarolo Canavese, in una breve, ma intensa, occasione vissuta nella gioia dell’incontrarsi e del condividere insieme il dono della vocazione e della consacrazione ricevuta.
Dopo il canto delle Lodi, presso l’Oratorio di San Michele, che hanno segnato l’inizio spirituale, oltre che temporale, della mattinata, Padre Andrea Plichero, vicario episcopale per la vita consacrata, ha ringraziato i convenuti, ma soprattutto il parroco di Rivarolo Canavese, Don Raffaele Roffino, per l’ospitalità e l’accoglienza, spiegando il motivo della scelta di questa bella e signorile città per festeggiare insieme la vita consacrata: ricorrono i 250 anni della nascita, a Pasquaro, della Beata Madre Antonia Maria Verna, fondatrice delle Suore dell’Immacolata Concezione di Ivrea.
Cuore della mattinata la meditazione di Mons. Vescovo, incentrata sul tema della Liturgia, luogo di incontro – proprio così viene chiamata, nel mondo ortodosso, la festa della Presentazione al Tempio – privilegiato con Cristo, ma anche “palestra” di santità quotidiana.
“Nella Liturgia, opera di Cristo, il cielo tocca la terra”: citando Papa Benedetto XVI e ricordando il suo profondo amore verso la Liturgia, Mons. Edoardo ha delineato alcuni elementi attuali, ripresi anche nel corso della Santa Messa, celebrata alle 11, nella Chiesa Parrocchiale di San Giacomo.
“Si intravede una sempre minor partecipazione alla Santa Messa domenicale”: anziché fermarsi al semplice giudizio verso chi non frequenta, è fondamentale “domandarsi, da consacrati e religiosi, in che modo si viva la nuova evangelizzazione”, con le sue sfide; occorre cogliere, per dirla con San Giovanni Paolo II, “l’urgenza di rifare il tessuto cristiano della società umana” (Christifideles laici, n 34).
L’umanità contemporanea – per riprendere la lezione di Romano Guardini – deve diventare nuovamente capace di simboli e questo recupero può avvenire solo riacquistando fiducia nei confronti della creazione, solo “insegnando che cosa sia realmente la Santa Messa”, passando “dalla logica del fare alla quella dell’essere”.
“Persona e missione in Gesù coincidono” (Benedetto XVI 18 maggio 2010): il consacrato è chiamato a immedesimarsi in Cristo, nel Sacrificio della Croce, e specialmente nell’offerta di sé durante la Santa Messa, fons et culmen di tutta la vita.
“Non rifiutarti di essere il sacrificio di Dio, non trascurare quello che la sua potenza e la sua generosità ti hanno dato… rendi il tuo cuore un altare e conduci il tuo corpo al sacrificio” (Pier Crisologo, Sermone 108); solo così si ha la piena realizzazione della donazione, “nell’abbandono alla santa volontà di Dio” (Vita consacrata, n 24), in una continua sequela Christi, che conduce alla gioia del Risorto:
“dove c’è la Croce di Cristo, c’è pure la risurrezione, dove c’è il patire per Cristo e con Cristo per i fratelli, c’è anche il trionfo della sua gioia pasquale” (Canopi, Servite il Signore nella gioia, 48).
La giornata non poteva che concludersi davanti alle spoglie mortali della Beata Antonia Maria Verna, presso l’Istituto “Immacolata Concezione” di Via Trieste, dove le suore hanno predisposto anche un momento conviviale per tutti.
Ricordando Papa Francesco, nell’ultimo messaggio rivolto ai consacrati: “se nella Chiesa ognuno è una missione, ciascuno e ciascuna di voi lo è con una grazia propria in quanto persona consacrata” (2 febbraio 2023), ogni consacrato e consacrata, “icona di Cristo trasfigurato” (Vita consacrata, n 14) è chiamato a testimoniare, nella Chiesa e nel mondo, a seconda della sua speciale chiamata, la radiosa Bellezza di Dio; molte sono le sfide dell’attualità: “non tutti però vedono questa luce (di Cristo). Noi abbiamo il compito stupendo di esserne il riflesso (…).
È un compito che fa trepidare, se guardiamo alla debolezza che ci rende spesso opachi e pieni di ombre. Ma è un compito possibile se, esponendoci alla luce di Cristo, sappiamo aprirci alla Grazia che ci rende uomini nuovi” (Giovanni Paolo II; Novo millennio ineunte, 54).