Sull’orlo dei sessant’anni mi capita spesso, pensando alla prossima clamorosa festa di compleanno, di riflettere sulla mia quasi quarantennale calvizie: per lunghi anni, dopo averli persi, sognai spesso di grattarmi i capelli, o di andare in bicicletta e sentire che il vento me li accarezzava. Non ci feci un gran caso quando li persi, falcidiati dalla calvizie. La strage mattutina sul cuscino fu un’occasione per ridisegnarmi il volto.

Ricordo che negli Anni ’80 mi mettevo il Minoxidil. Che sarebbe un composto chimico con formula C₉H₁₅N₅O. È un vasodilatatore anti-ipertensivo usato per il trattamento dell’alopecia androgenica. Con la finasteride è attualmente l’unico farmaco approvato dall’americana FDA (Food and Drug Administration) per la cura dell’alopecia androgenetica. Evidentemente funziona negli USA ma non in Canavese.

Passai anche alle rasature a zero per rinforzare la ricrescita. Il tutto mi creò un rallentamento della caduta dei capelli, nel senso che anziché cadere come sassolini, cadevano volteggiando nell’aria come le foglie d’autunno, raggiungendo il suolo più lentamente. Fatto sta che a 24 anni ero calvo e smisi di andare dal barbiere e lui, banalmente, non mi rivolse più la parola. Così mi abituai alla tonsura involontaria con grande sprezzo delle mode imperanti.

Ma ci fu un episodio precedente, nella mia articolata biografia, che mi rimanda ai capelli. Avrò avuto 6 o 7 anni e già allora non è che fossi un fulmine di guerra in fatto di rapido comprendonio. Mia madre, che soffriva di furiose emicranie, un giorno non riusciva nemmeno ad alzarsi. Era ora di cena e allora mi “teleguidava” dalla camera da letto dove stava distesa. Mi disse come dovevo organizzarmi a distanza. Ad ogni azione compiuta, la raggiungevo al capezzale per nuove istruzioni. Dopo aver mangiato il primo e il secondo ed eseguito diligentemente ogni sua indicazione, mi disse: “Adesso mangia la frutta, lavati la pesca”. Io capii “lavati la testa”. Effettivamente ricordo ancora oggi che rimasi abbastanza perplesso. Ma, visto il suo stato e la mia preoccupazione di obbedire alla lettera, andai in bagno e mi lavai la testa nel lavandino come può fare un bambino di quell’età.

Così tornai al suo capezzale con la testa fasciata nell’asciugamano e gli chiesi cosa dovevo fare adesso. Così la povera donna in preda all’emicrania dovette alzarsi e asciugarmi i capelli col phon. Ricordo che non mi sgridò nemmeno, aveva capito che c’erano poche speranze ed era totalmente inutile infierire. Sul tavolo in cucina era rimasta la pesca.

Ah! Dimenticavo; come è noto perché già detto… è solo sul pavimento che si arresta la caduta dei capelli!!