Sabato 11 febbraio ricorre la Giornata mondiale del Malato, nel giorno della festa di Nostra Signora di Lourdes. Ma chi è un malato? “Uno da scartare, che infastidisce col suo carico di debolezze, o qualcuno che spezza la marcia sicura di chi non ha problemi, che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse fratelli e sorelle?”.
Il malato è la persona al bivio tra i passanti indifferenti e il buon samaritano, in cui l’uomo malmenato e abbandonato a bordo strada “è la pietra d’inciampo tra una fraternità negata davanti all’evidenza e la compassione di chi sceglie di fermarsi e aiutare”.
Papa Francesco torna sulla parabola evangelica del buon samaritano nel messaggio per la 31ª Giornata mondiale del Malato. “Abbi cura di lui” titola il messaggio che riporta la raccomandazione del samaritano all’albergatore.
Parole “che Gesù rilancia a ognuno di noi e che dimostrano con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri e che si oppongono a una società dell’esclusione”, osserva il Papa.
L’enciclica Fratelli tutti dell’ottobre 2020, propone una lettura attualizzata della parabola.
Il fatto che la persona malmenata e derubata venga abbandonata lungo la strada “è la condizione in cui sono lasciati troppi che hanno più bisogno di aiuto”.
Trattando “da fratello” l’estraneo e sventurato, il samaritano “senza nemmeno”.
Ed è con questo esempio evangelico che la Chiesa deve misurarsi se vuole essere “un valido ospedale da campo”.
Gli anni della pandemia “hanno aumentato la gratitudine verso coloro che operano ogni giorno per la salute e la ricerca”, ma sono anche emersi “i limiti strutturali dei sistemi sociali. Occorre dunque cercare le strategie e le risorse perché a ogni persona siano garantite le cure” di cui ha bisogno.
Pier Giuseppe Accornero
Redazione Web