(Elisa Moro)
“Se [il demonio] ti farà presente la tua povertà (…) insegnagli quel che non sa; opponigli quella parola di vita che è pane disceso dal cielo e dà la vita al mondo” (San Gregorio Nazianzeno, Disc. 40, 10): il digiuno, la preghiera e le opere di carità definiscono la Quaresima, quel “tempo favorevole” e “giorno della salvezza” (2 Cor. 6, 2) necessario per ripristinare l’autentico primato di Dio nella vita di ogni credente.
Seguendo il cammino di Cristo, che si addentra, tentato dal diavolo, nel deserto (Mt. 4, 1 -11), “come un secondo Adamo che risale verso il Paradiso” (Sant’Ambrogio, Comm. Luca, IV, 7), si è invitati a volgere lo sguardo, sin d’ora, alla gioia della Pasqua, che proprio attraverso la Liturgia e nella Santa Messa si esprime con eloquenza.
Riprendendo dunque alcuni passi della lettera apostolica sulla Liturgia “Desiderio Desideravi” di Papa Francesco, si possono delineare interessanti spunti di riflessione. “Il Signore, tuo Dio adorerai: a Lui solo darai culto” (v. 10): è un “Dio geloso”
(Es. 34, 14); Egli richiede che nulla sia anteposto a Lui e, al contempo, invita a
Riconoscere la vulnerabilità della creatura umana, che da sola non può salvarsi. Papa Francesco, nella sua lettera, delinea un rischio liturgico, “un veleno”, quello del “neo-pelagianesimo”: esso “ci intossica con la presunzione di una salvezza guadagnata con le nostre forze” (D.D. n 20), dove il ricorrente rischio è quello di incappare in un’auto-celebrazione vuota, icona di un culto errato.
“Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano” (v. 11): si intravede già il fulgore del Risorto, ma occorre considerare che, come ricorda Sant’Agostino: “fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore” (Comm. Salmo 60, 2). Nel trionfo di Cristo vince la Chiesa, il “noi, che contrasta ogni soggettivismo, prendendo per mano e conducendo nel Mistero” (D.D. n. 19).
Nella Sua lotta vittoriosa contro il male, nei deserti del mondo e del cuore di ogni uomo, si scorge l’invito a rimodellare lo sguardo proprio su Cristo, accogliendo l’invito ad entrare nel banchetto eterno: “ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap. 3, 20).
Mt 4,1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».
Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.