Certo, è possibile che se la vittima fosse stata un arbitro-maschio la notizia avrebbe avuto un’eco minore: ma l’episodio che ha visto coinvolta la ventiquattrenne Alessandra Ferrante, della sezione eporediese della Associazione Italiana Arbitri, è inqualificabile da qualunque angolazione lo si guardi, e merita senza alcun dubbio di essere oggetto di censura.
È accaduto domenica 12 febbraio, durante la partita Candiolo-Bricherasio del campionato di Prima Categoria: la direttrice di gara si è vista piovere addosso dagli spalti insulti e minacce per tutta la durata della gara, che ha visto gli ospiti imporsi per 4-1, perché “rea” di non aver concesso un rigore e ravvisato un fuorigioco.
E la dirigenza della società di casa?
Non ha fatto alcunché per cercare di placare gli animi e per difendere l’arbitra, anzi…
Il giudice sportivo della Lega Dilettanti comitato regionale Piemonte e Valle d’Aosta, Chiara Francesca Maria Laudi, esaminati i fatti, ha deciso di squalificare il campo del Candiolo per un turno e comminare una multa di 400 euro alla società, “per il comportamento inqualificabile dei propri sostenitori che per tutta la durata della gara hanno insultato e denigrato la direttrice di gara con espressioni di chiaro contenuto discriminatorio, arrivando a minacciarla. Il tutto senza che i dirigenti della società facessero qualcosa per porre fine a tali condotte”.
E, per buon peso, un dirigente del Candiolo è stato squalificato fino al 16 giugno, poiché “già ammonito per proteste, al minuto 30 della ripresa è stato espulso per aver reiterato tale condotta insultando l’arbitro: alla notifica del provvedimento, si avvicinava alla direttrice di gara urlando, ingiuriandola e proferendo frase di chiaro contenuto discriminatorio”.
Redazione Web