All’inizio del mese di febbraio, una delle nostre giovani aderenti ha partecipato con altri studenti liceali di Ivrea al progetto promosso (come ogni anno ormai dal 2004) dall’associazione “Il treno della memoria”.
Questa iniziativa, che molti conoscono, consiste in un viaggio per conoscere le atrocità della II guerra mondiale.
Al suo ritorno la ragazza ha risposto ad alcune domande con l’intento di condividere il messaggio che da questa esperienza è scaturito.
Sapresti sintetizzare con una frase questa esperienza?
Una “montagna russa” di emozioni.
Che cosa si prova varcando la soglia dei campi di sterminio?
Si sta male: visitare i campi di concentramento è stato straziante, entrando sentivo l’impulso di andarmene e non vedevo l’ora che la visita terminasse, anche se questo desiderio mi faceva sentire in colpa. Impressionante la vastità dei campi, soprattutto l’enorme estensione del complesso di Auschwitz-Birkenau, a Cracovia, che non si riesce a percorrere tutto durante una visita… Avevo già una conoscenza di questa realtà, perché la storia si studia e sui libri apprendiamo dati anche sconvolgenti e numeri senz’altro impressionanti di morti… ma essere là comporta il “toccare con mano”, avere la visione concreta di ciò che è accaduto.
Che cosa ci si porta a casa da questa esperienza?
Ne esci segnato: rifletti sulla tua vita e apprezzi quello che hai… impari a lamentarti di meno…, ma, soprattutto rafforzi il tuo pensiero sulle guerre che ancora oggi imperversano nel mondo e pensi soprattutto a quella che più vicina a noi sta minacciando l’Europa intera e non solo l’Europa. Ogni guerra porta distruzione e morte, anche tra coloro che alla fine si dichiarano vincitori. Sul volantino che invita alla fiaccolata per la pace in programma per venerdì 24 febbraio si legge “la pace disarmata è la vittoria di cui abbiamo bisogno”: in classe si discute sulla possibilità di affrontare i grandi problemi internazionali senza ricorrere alle armi? Io ringrazio la scuola che mi ha dato l’occasione di vivere il “percorso della memoria”, però nello specifico di questo concetto, cioè della pace disarmata, no, la scuola non ne parla. Si sente spesso attribuire a voi giovani la capacità di cambiare il mondo… Sì, e noi sentiamo questa grande responsabilità con preoccupazione, perché non captiamo negli adulti un sostanziale aiuto affinché questo possa avvenire, ma avvertiamo una sorta di rassegnata indifferenza di fronte agli errori del passato di cui essi stessi sono stati e ancora sono in parte fautori.
Redazione Web