IVREA – Il popolo della pace non s’arrende.
A un anno dallo scoppio della devastante guerra in Ucraina, in tanti si sono nuovamente ritrovati lo scorso venerdì, anche a Ivrea, a manifestare per riaffermare i valori della non-violenza contro la cultura della proliferazione degli armamenti, soprattutto di quelli atomici di distruzione di massa, della corsa al riarmo e dell’escalation dei conflitti armati.
Molte le associazioni, i singoli cittadini e qualche rappresentante delle istituzioni, come il sindaco Stefano Sertoli, che anche questa volta hanno risposto all’appello alla mobilitazione lanciato da Pierangelo Monti, presidente del Mir, anche in nome di Europe for peace, rete di associazioni per la pace che in questi giorni ha promosso oltre 100 manifestazioni per dire “no alle guerre”, in diverse città italiane ed estere, come Londra, Monaco, Parigi, e pure oltre oceano, come Boston Washington e San Francisco.
Durante il corteo con relativa fiaccolata alcuni tra i partecipanti hanno letto i loro interventi rilevando il grave pericolo che l’Europa sta correndo a causa dell’escalation del conflitto in Ucraina, con ricorrenti minacce di utilizzare le armi di distruzione di massa, anziché decretare il cessate-il-fuoco e promuovere un serio negoziato, preferibilmente sotto l’egida dell’Onu.
Quasi unanime è stata la constatazione che l’attuale strategia “bellicistica” non soltanto non ha fermato il conflitto, ma, anzi, l’ha esasperato.
Da qui la richiesta alla politica di ripensare il modo di affrontare questo conflitto, impiegando gli strumenti della diplomazia internazionale anziché alimentare la spirale della corsa al riarmo.
Tra i diversi interventi che sono stati letti in piazza, ci sembra che il seguente sia stato particolarmente espressivo della cultura della non-violenza che ha animato la manifestazione: “Lettera a un soldato che morirà oggi” (di Livio Obert – nella foto –, da un racconto di Enrico Peyretti).
“Caro soldato russo che morirai oggi venerdì 24 febbraio. Scrivi al tuo presidente che fermi l’aggressione e prenda la parola per dire le sue ragioni nell’Assemblea dei Popoli Umani, quella che dal ‘45 vuol salvare la tua generazione dal flagello della guerra. Caro soldato ucraino che morirai oggi venerdì 24 febbraio. Scrivi al tuo presidente che la vittoria non può salvare né te né il tuo Paese, ma prolunga all’infinito la legge delle armi e della morte, premia la forza armata e omicida, non il diritto del tuo popolo e il tuo. Caro soldato che in ogni luogo della Terra morirai oggi venerdì 24 febbraio. Scrivi al tuo presidente che sei stanco di combattere e uccidere un altro uomo, un uomo come te. Fagli capire che gli uomini sulla Terra sono tutti fratelli e invitalo a sedersi nella Assemblea dei Popoli Umani. Caro soldato scrivi che vuoi vivere, per poter vincere davvero sulla legge selvaggia degli uni contro gli altri e chiedigli di parlare con il nemico nell’Assemblea dei Popoli Umani per trovare la pace, che è vivere accanto senza dominatori nel mondo di tutti. Poveri ragazzi che morirete oggi venerdì 24 febbraio perché non avete disubbidito e vi ammazzate l’un l’altro obbligati da comandanti senza cuore. Perdonate il mondo. Perdonate chi guarda e tace. Perdonate chi è complice della vostra morte e si arricchisce sulle armi che vi uccideranno. Perdonate me che oggi non grido abbastanza. Oggi, l’ultimo giorno triste di ragazzi condannati”.
CHIVASSO – Un anno dopo, “Cessate il fuoco subito!”: è quanto hanno chiesto le tante persone che nel pomeriggio di sabato scorso si sono ritrovare in piazza della Repubblica, unite dalla volontà di chiedere pace per l’Ucraina, a un anno dall’invasione russa.
Le associazioni chivassesi che hanno aderito alla mobilitazione, lanciata a livello internazionale, sono state: circolo Acli, sezione Anpi “Boris Bradac”, Nemo In.Forma Citt@, Arci Zeta, Spi-Cgil, Legambiente Settimo (gruppo Chivasso), Amnesty International, Liberamente Democratici, Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologista e Noi per Chivasso.
La coalizione di “Europe for Peace”, formata dalle principali reti per la pace, ha deciso di rilanciare la mobilitazione diffusa in tutte le piazze italiane perché “preoccupata per l’escalation militare che ha portato il conflitto armato alla soglia critica della guerra atomica”.
“È allucinante la continua campagna di invio di armi sempre più potenti – dicono gli organizzatori –: dietro la solidarietà lacrimosa verso il popolo ucraino si celano i più feroci propositi bellicisti. Prima erano armi di difesa, poi sono stati i missili, poi i carri d’assalto. Questa situazione può degenerare da un momento all’altro, portando all’utilizzo di armi nucleari, il prologo della terza guerra mondiale”.
Ecco perché, sostengono coloro che hanno aderito all’iniziativa, l’invio delle armi in Ucraina è stato un grave errore fin dall’inizio ed è servito solo per alimentare la guerra e ad allontanare le trattative di pace.
“A un anno dall’inizio della guerra – è stato detto in piazza –, anche Chivasso torna a mobilitarsi per manifestare solidarietà al popolo ucraino e alle vittime di tutte le guerre, per chiedere che il conflitto in atto in Ucraina si fermi, per riportare la pace al centro dell’attenzione della politica e chiedere che si faccia pressione sui governi, e soprattutto sull’Onu, perché sia finalmente promossa una conferenza di pace sull’Ucraina”.
Redazione Web